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Storicamente, il mese di agosto è particolarmente vulnerabile a brutte perturbazioni sui mercati finanziari. È stato così, per fare qualche esempio, nel 1998 con il default della Russia e nel 2007 con l’inizio della crisi dei subprime negli Usa.
Inflazione, guerra, crisi energetica: il 2022 è stato un anno molto complicato per l’economia e per i mercati finanziari.
Gli anni difficili della pandemia hanno messo a dura prova l’economia e i mercati di tutto il mondo. Come non bastasse, a rendere più difficile il quadro sono intervenuti gli effetti della guerra in Ucraina e quelli di un’inflazione che ha raggiunto livelli che non si vedevano da 40 anni.
Da qualche mese i mercati stanno affrontando venti contrari. Le incognite sono tante ma a prendere il sopravvento sono state soprattutto le preoccupazioni sull’inflazione e sull’accelerazione nel processo di aumento dei tassi d’interesse da parte delle Banche centrali.
Dopo una decina di anni in cui non dava più notizie di sé, l’inflazione torna di nuovo a rappresentare un motivo di preoccupazione. Molti esperti sono convinti che, non appena l’economia avrà nuovamente ripreso a girare a pieno regime, scatterà anche una corsa dei prezzi e a velocità che non si vedevano da tempo.
L’inizio d’anno ha portato nuove paure sulla scena internazionale. Questa volta l’attenzione è stata catturata dalle notizie sul nuovo Coronavirus e sulla rapida diffusione dei contagi in molti Paesi. Il timore è che il virus, che è stato segnalato per la prima volta in dicembre in Cina nella popolosa città di Wuhan, possa trasformarsi in una pericolosa pandemia.
Guardare all’anno di Borsa che verrà è come cercare di indovinare che regalo ci attende sotto l’albero di Natale. Le aspettative, si sa, a volte sono destinate a fallire. Difficile dire con certezza che cosa accadrà sui mercati nel 2020. E’ però un esercizio che gli economisti ripetono puntualmente a ogni scadere del vecchio anno.
Sui mercati il petrolio è tornato protagonista. Nelle ultime settimane il prezzo del greggio ha ripreso a rialzarsi. La sveglia è arrivata dopo un letargo che durava da diversi anni ormai e che aveva schiacciato le quotazioni in area 40-50 dollari.
Accantonati i timori sulla stabilità dei mercati finanziari internazionali e sul ciclo degli emergenti la FED si è concentrata sulle dinamiche interne.
Settimana ricca di dati nel complesso al di sotto delle attese, sia per quanto riguarda la crescita che l’inflazione. L’evento che però ha mosso maggiormente i mercati è stato l’esito del FOMC, l’ultimo dell’anno.
Il dato più rilevante della settimana sono state le vendite al dettaglio risultate al di sopra delle attese.
La settimana americana è stata densa di eventi. Dal lato della politica monetaria i commenti della FED allo scenario per crescita ed inflazione sono da considerarsi a nostro avviso leggermente più guardinghi del previsto, dato che si è riconosciuto come l’inflazione sia ora più vicina al target di riferimento, e che sia sceso di molto il rischio di deflazione.
I dati della settimana non sono stati particolarmente informativi, dato che hanno confermato le tendenze già presenti nel recente passato.
Dai dati sempre molto attesi dai mercati riguardanti il mercato del lavoro sono giunte conferme circa il quadro congiunturale USA: la crescita occupazionale media mensile permane nell’intorno delle 200 mila unità, con un tasso di disoccupazione al 6,3% e un’accelerazione delle retribuzioni in area 2%.
Il tema del momento negli USA, ed anche sui mercati finanziari, è la possibilità o meno che la FED riduca il ritmo di acquisti di obbligazioni (QE3) già prima della fine dell’anno.
Il contesto complessivo nel periodo di riferimento, non solo per gli USA, è quello di dati sulla crescita in linea se non al di sotto delle aspettative (uniche eccezioni un paio di statistiche europee e italiane e i dati giapponesi), inflazione in moderazione e ampio supporto delle banche centrali.
Sarà una coincidenza ma anche quest’anno l’avvio della primavera è coinciso con una serie di letture negative sugli indicatori di crescita. ISM manifatturiero e non, sussidi alla disoccupazione e mercato del lavoro hanno deluso le attese.
L’aumento delle tasse sul reddito deciso con l’accordo del 31 dicembre si sta manifestando in una moderazione dei consumi delle famiglie. Infatti, come mostra il grafico sopra riportato, dopo due solidi dati a novembre e dicembre, gennaio ha fatto registrare una decisa moderazione nella lettura delle vendite al dettaglio.
Settimana decisamente “leggera” per quanto riguarda i dati macro. Ne consegue che dal punto di vista dell’analisi di breve periodo non vi sono novità da segnalare. Con i dati di dicembre sull’occupazione, PIL e produttività possiamo confrontare i trend complessivi emersi nel 2012 rispetto a quanto osservatosi negli anni precedenti.
I dati pubblicati questa settimana sono verosimilmente ancora influenzati dall’effetto dell’uragano Sandy, di natura più transitoria, e dal tema del fiscal cliff, che ci accompagnerà ancora per qualche mese.
La settimana non è stata povera di dati macro, con le statistiche sulla fiducia nel settore della piccola media impresa, la fiducia dei consumatori e le vendite al dettaglio.
In settimana sono state rese note alcune tra le più importanti statistiche mensili, quelle relative al mercato del lavoro e quelle sulla fiducia degli imprenditori manifatturieri sintetizzata dall’indice ISM.
Settimana ricca di eventi per quanto concerne lo scenario macroeconomico americano, dall’esito nel complesso positivo. Dal fronte dell’economia reale sono da segnalare i dati positivi sugli ordinativi di beni durevoli, che indicano la volontà delle imprese di espandere la quota di risorse da destinare all’investimento.
Un'inflazione più alta negli Stati Uniti e debito pubblico rendono più difficile il compito della Fed. Ne parla Andrea Nascè a Milano Finanza.
La scelta tra titoli denominati in valuta forte e in valuta locale rappresenta una decisione strategica importante se si vuole investire con successo in questi mercati. Parla Federica De Giorgis, Senior Financial Advisor Fixed Income di Ersel, a Funds People per il numero di settembre.
Il presidente di Ersel, Guido Giubergia, parla a NordOvest Economia - La Stampa: "L'accantonamento ha tenuto nonostante la notevole volatilità di questi anni. Le opportunità sul territorio sono le biotecnologie, la farmaceutica, l'automotive e il nucleare".
Il 2024 si annuncia come l’anno di inversione sui tassi. Alcune banche italiane saranno più penalizzate di altre, specie quelle che non hanno fabbriche prodotto. Carlo De Vanna, Senior Fund Manager di Ersel Asset Management, ne parla a We Wealth.
Lo schema è meno liquidità, più obbligazioni e stabilità delle azioni. Andrea Nascè, Direttore Investimenti Ersel, parla a Affari&Finanza di come sta crescendo la richiesta di consulenza e il coivolgimento degli investitori.
L’Italia starebbe valutando la cessione di alcune quote di minoranza di società partecipate, secondo Bloomberg. Ferrovie dello Stato nel mirino. Carlo De Vanna, Senior Fund Manager di Ersel Asset Management, ne parla a We Wealth.
"I Btp non riparano del tutto dall’inflazione, diversificate a lungo termine nei bond corporate e nelle azioni". Andrea Rotti, Amministratore Delegato Ersel, ne parla a La Stampa.
Andrea Rotti, Amministratore Delegato Ersel, parla a We Wealth del metodo che la società ha sviluppato nel corso di una lunga esperienza e di come oggi appare particolarmente adatto ad affrontare uno scenario sfidante.
Negli ultimi anni gli istituti del nostro Paese hanno quasi raddoppiato i loro livelli medi di patrimonializzazione. Il percorso più probabile è quello di una maggior restrizione del canale del credito. Parla Andrea Rotti, Amministratore Delegato Ersel, a La Stampa.
No a facili entusiasmi dopo il rimbalzo di Wall Street. Le opportunità legate all'obbligazionario. Parla Andrea Rotti, Amministratore Delegato di Ersel.
L'aumento dei tassi d'interesse ridà appeal all'obbligazionario. «Le cedole, con un rischio moderato, sono tornate sopra al target di inflazione della Bce», parla Federico Taddei, Direttore Private Banking Ersel.
In questo video Andrea Rotti, Amministratore Delegato di Ersel fa il punto su inflazione e rischi di recessione, con un'analisi della situazione economica e dei mercati.
Attenzione a dove va l'inflazione. É premiante saper trasferire gli aumenti dei costi ai clienti. Ne parla Giorgio Bensa, Responsabile delle Gestioni Patrimoniali del Gruppo Ersel, a Milano Finanza.
Dopo la frenata brusca dei mercati, gli investitori si chiedono ora come proteggere il proprio portafoglio. L'azionario è ancora l'asset class su cui puntare? Ne parla Andrea Nascè, Direttore Investimenti Ersel, a We Wealth.
In uno scenario di bassi tassi le soluzioni più ricorrenti messe in pista dagli operatori sono i nuovi Fia o gli Eltif. Federico Taddei, Direttore Private Banking del Gruppo Ersel, racconta della soluzione adottata collaborando con il gestore inglese Anavon.
La ripresa deve fare i conti con rapporti commerciali legati a temi strategici e geopolitici che dividono le due grandi potenze.
Lo scenario dei mercati finanziari è complesso e richiede scelte ponderate. Occasioni di rendimento sui Treasury e sull'azionario dei paesi emergenti.
Da una parte Milano torna a brillare: vanta la performance migliore d'Europa mentre lo spread si posiziona in area 230 punti, sebbene sia tornato positivo per la prima volta dall'ottobre 2015 il rendimento dei Bot annuali.
Il 2018 è l’anno del rialzo dei tassi, soprattutto negli Stati Uniti. Lo sanno bene gli investitori obbligazionari che quest’anno dovranno fare i conti con una politica monetaria americana più aggressiva e con un cambio graduale di rotta della banca centrale europea.
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