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Il presidente di Ersel, Guido Giubergia, parla a NordOvest Economia - La Stampa: "L'accantonamento ha tenuto nonostante la notevole volatilità di questi anni. Le opportunità sul territorio sono le biotecnologie, la farmaceutica, l'automotive e il nucleare".
«C'è un fermento notevolissimo, specie nel biotech e nella farmaceutica». Dagli uffici di Piazza Solferino Guido Giubergia, Presidente di Ersel, guarda le Alpi imbiancate delle ultime nevicate mentre fa il punto su cosa rappresenta: il Nord-Ovest nel nuovo panorama finanziario.
«Il profilo basso, l'essere sabaudi, è sempre una virtù, anche dal punto di vista degli investimenti», concede. E fa notare che c'è margine per guardare alle possibilità sul mercato. «Ma senza fretta», spiega. Gli occhi puntati sono su biotech, aerospazio e pharma, secondo Giubergia. Il tutto senza dimenticare l'automotive.
«Non credo che il Nord-Ovest faccia eccezione rispetto alla media nazionale. Non c'è dubbio che il contesto attuale, che ha un impatto psicologico fortissimo su tutti i soggetti, ha portato a marcati eccessi di prudenza. Il clima generale, negli ultimi anni, ha fatto temere il peggio. L'Italia, così come il Nord-Ovest, ha sempre avuto una propensione agli investimenti a bassissima volatilità. Una tendenza che si conferma anche oggi, con il successo delle ultime emissioni dei Btp dedicati ai piccoli risparmiatori».
«Certo. La cultura del Paese resta quella dell'investimento in obbligazioni, con un rendimento del 3%, qualche volta anche del 4%, con un basso rischio. Le nostre Regioni non si discostano troppo. Ma non è una questione solo geografica. I punti sono la dimensione e la cultura degli investitori. Gli intermediari ogni tanto promuovono una differenziazione più evidente degli investimenti, bilanciando orizzonti di breve e lungo periodo, ma si resta sempre molto al di sotto del potenziale. Noi abbiamo una clientela di fascia medio-alta, che in genere è più predisposta a questo approccio. Oggi la banda più alta - imprenditori o ex tali - ha più desiderio di andare verso il private equity o venture capital. Molto più che nel passato». [...]
«Un bilanciamento completo fra innovazione e tradizionalità. Radici ben piantate, ma occhi puntati a guardare cosa accade intorno a noi».
«I megatrend sono difficili da inquadrare. Ce ne sono alcuni che sono "di moda", come nel caso dell'intelligenza artificiale». [...] «L'energia sicuramente continuerà ad aver successo. Perché bisogna partire dal presupposto che la scarsità di energia sarà un tema che continuerà ad accompagnarci. E poi ci sono i settori storici. Magari non saranno proprio così in auge, ma hanno la loro stabilità storica. Penso alla sanità, che con l'invecchiamento della popolazione diventa cruciale. Nello specifico, il fabbisogno di farmaci sarà crescente».
«È una nicchia molto interessante. Specie per Torino, dove è già posizionata ai primi livelli nazionali e internazionali. Su questo settore è una forza specifica elevatissima. Però parliamo di numeri ancora piccoli rispetto ai grandi segmenti merceologici che stanno trainando le Borse a livello globale. C'è una certezza però, ovvero che Torino recita un ruolo importante in Italia e in Europa. Così come lo recita nelle biotecnologie. E, storicamente, nell'automotive, nonostante l'incertezza riguardo al futuro dei motori termici. Abbiamo diversi poli di eccellenza in quest'ambito e sono sicuro che molto rimarrà. Che si tratti del termico o dell'elettrico, l'auto fa parte di Torino e del Piemonte e sarà uno dei cardini del suo sviluppo».
«Il know-how del territorio non è mai stato in discussione. C'è una esperienza con pochi rivali a livello globale, e in una forma o nell'altra questa emergerà nella prossima fase industriale. E poi c'è il nucleare». [...] «Ci sono diverse società che stanno lavorando molto bene nel segmento, penso a Newcleo. Se riuscissimo ad avere una voce in capitolo anche in quell'ambito, come mi auspico, ci sarebbero vantaggi diffusi».
«È andato ben oltre ciò che ci si poteva aspettare. Io ho una certa età e ho visto tassi al 10%, o comunque a doppia cifra. Vedere che con tassi al 4% interi settori si sono bloccati ha suscitato una certa sorpresa. Però mi permetta di cogliere anche un lato positivo, tra le tante incognite». [...] «Molte aziende hanno ridotto gli investimenti, è vero. Ma c'è stata anche una reazione delle Borse che è stata notevole, continuando a salire di valore».
«Abbiamo un'educazione finanziaria modesta, ma qualcosa sta migliorando. C'è fame di conoscenza un po' ovunque, anche e soprattutto nel Nord-Ovest. C'è una continua richiesta di informazione da parte dei nostri clienti. È per questo che ci siamo attrezzati anche noi con corsi ad hoc, la cui domanda è in aumento».
«Sono molto più dinamiche, più disponibili al rischio. Mediamente sono più preparate dei loro predecessori e più attente a prodotti nuovi».[...]
«Noi siamo una città con scarsissima propensione commerciale, siamo una città industriale. Abbiamo inventato di tutto, ma non si suona mai la grancassa. Poi si è un po' persa. C'è un po' di rinuncia a trattenere ciò che di buono si è creato. Ma le potenzialità ci sono tutte».
«Non sono un fan del gigantismo. Ma continuare a crescere è fondamentale. Se ci sono opportunità le guardiamo senza problemi, con attenzione e nessuna fretta».
I co‐responsabili Strategie Event Driven Ersel, Giorgio Nicola e Riccardo Costa, parlano di mercati azionari, investimenti e tassi di interesse a La Stampa.
I mercati finanziari non possono crescere all'infinito. Partendo da questo assunto, bisogna constatare però che le Borse continuano a salire, toccando valori quest'anno che «sembravano irraggiungibili». Ne parla Guido Giubergia, Presidente di Ersel, a Il Sole 24ORE.
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