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Il commento mensile sull'andamento dei mercati realizzato dai fund manager di Ersel.

Quadro macro - Ottobre 2024


Stati Uniti

Nel mese di ottobre lo scenario di soft landing ha trovato nuovo supporto da un report del mercato del lavoro sopra le attese negli US, da un miglioramento delle prospettive di crescita lato servizi e dal proseguimento del trend di moderazione dell’inflazione. In particolare, i dati di occupazione di settembre hanno segnalato un tasso di disoccupazione del 4.1%, in leggero calo rispetto al mese precedente e sotto le attese degli analisti a fronte di un numero di nuovi occupati di 254.000 unità in crescita e sopra le attese. L’indice dei prezzi al consumo di settembre ha continuato il trend di moderazione sebbene leggermente sopra le attese, con il dato headline a 2.4% e con la componente Core stabile a 3.3% anno su anno. In crescita e sopra le attese le vendite al dettaglio di settembre, al ritmo di +0.4% mese su mese, per contro invece in calo la produzione industriale a -0.3% sul mese e sotto le attese. Per quanto riguarda i sondaggi sulle prospettive economiche, abbiamo avuto un ISM sui servizi in miglioramento a 54.9, mentre si è confermato un ISM manifatturiero stabile in contrazione a 47.2, con la componente prezzi pagati in calo a 48.3. In attesa del FOMC di novembre il mercato ha ridotto l’entità dei tagli attesi, prezzando meno di 2 tagli per il 2024, a fronte di un allentamento delle pressioni su mercato del lavoro e una crescita migliore delle attese.

 

Europa

In Europa l’inflazione ha proseguito il trend di moderazione con l’indice dei prezzi al consumo in calo al 1.7% sul dato headline e al 2.7% sul dato core. Gli indicatori anticipatori hanno continuato a segnalare un manifatturiero in contrazione a 45 e servizi sulla neutralità a 51.4. I dati macroeconomici meno aggiornati hanno mostrato vendite al dettaglio in crescita dello 0.2% mese su mese dal +0.1% di luglio e una produzione industriale in crescita dell’1.8% sul mese su mese. Il mercato del lavoro è rimasto sostanzialmente stabile, con un tasso di disoccupazione sui minimi storici, al 6.4%. Nel meeting di ottobre la BCE ha tagliato i tassi di policy di 25bps, come da attese, a fronte dei progressi osservati sui prezzi, descrivendo la politica monetaria come ancora restrittiva senza mostrare tuttavia alcun pre-commitment per il futuro. Il mercato prezza un ulteriore taglio entro fine 2024.

 

Asia e Mercati Emergenti

Gli interventi annunciati dalle autorità cinesi, in termini di politica monetaria e fiscale a supporto della crescita, hanno inizialmente impresso una svolta ai mercati locali con un fortissimo rimbalzo di tutti i principali indici del Paese; a questa prima fase è seguito poi un consolidamento, in particolare a causa della mancanza di dettagli per quanto riguarda le misure a supporto dei consumi. Il tasso di crescita nel 2024 è stato finora del 4.6%: pur non essendo particolarmente distante dal target del 5% fissato dalle autorità, è un’ulteriore conferma del fatto che a politiche invariate il trend dell’economia non è in linea con gli obiettivi. La crescente probabilità di una vittoria di Trump alle presidenziali americane, con la possibilità che i Repubblicani possano prendere il controllo anche di Camera e Senato, crea sicuramente incertezza sul fatto che le misure adottate possano essere sufficienti ed efficaci per imprimere una svolta alla crescita del Paese, a causa di una frenata nel commercio internazionale.
Lo Yen ha ripreso a indebolirsi: una parte del movimento è ascrivibile alla forza del dollaro americano, ma dai picchi toccati in settembre anche il cambio con l’euro ha ritracciato circa metà del rialzo effettuato a partire da luglio.

Dall’ultimo comitato (18 settembre), gli attivi di rischio hanno segnato risultati generalmente positivi, sostenuti dall’atteggiamento accomodante delle banche centrali, dai buoni dati sull’attività economica negli Stati Uniti e dal pacchetto di stimolo varato dalle autorità di Pechino.
  • Azioni: l’indice globale dei mercati azionari dei paesi sviluppati (MSCI World) ha così registrato un rialzo in valuta locale prossimo al 4%, trainato in particolare dai titoli americani con l’S&P500 e il Nasdaq in rialzo rispettivamente del 4% e 4,6%. Più contenuti invece i guadagni dei listini europei (+2% l’MSCI Europe), dove il rallentamento nell’attività economica e le difficoltà del settore dell’auto hanno contribuito a contenere il rialzo. Nel periodo il movimento più ampio si è comunque registrato all’interno dei paesi emergenti, con l’indice generale (MSCI Emerging in valuta locale) in rialzo di oltre 5 punti grazie all’eccezionale risalita dei titoli cinesi che hanno chiuso il periodo a +17%, ritracciando dal +35% toccato a inizio mese per una fisiologica presa di profitto ma anche per la mancanza di maggiori dettagli sul pacchetto fiscale annunciato nelle settimane precedenti.
  • Spread: lato Fixed Income il forte dato sull’occupazione negli Stati Uniti ha portato ad un generale innalzamento della curva americana dopo il forte movimento al ribasso dei mesi scorsi. In particolare, il tasso sul Treasury a 10 anni è salito di c.a. 40bps riportandosi sopra il 4%. Più contenuto il movimento sul Bund che è rimasto in area 2,2% ma dopo aver toccato, a inizio mese, un minimo prossimo al 2%. Complessivamente l’indice globale delle obbligazioni governative (SBWGL Index) ha così segnato un calo dell’1% in valuta locale.
  • Credito: lato credito societario, gli spread hanno seguito l’andamento degli attivi di rischio, continuando la fase di restringimento. Nel periodo, lo spread dell’indice High Yield degli Stati Uniti (LF98TRUU Index) è sceso di ulteriori 22bps a 285bps, portandosi al livello di fine 2021. Similmente, lo spread dell’indice High Yield europeo (LP01TREU Index) è sceso di 24bps riportandosi a 345bps. Nel segmento Investment Grade, il restringimento è stato invece di 13bps negli Stati Uniti (LUACTRUU Index) e 12bps in Europa (LECPTREU Index).
  • Valute e materie prime: i buoni dati sull’economia americana hanno poi rafforzato il dollaro, con l’indice DXY in risalita di oltre il 3%, con l’euro e lo yen che, in particolare, si sono deprezzati rispettivamente del 2,7% e 5,6% sulla valuta americana.  Risalita dei tassi e dollaro forte non hanno invece incrinato il trend positivo dell’oro che nel periodo ha registrato un ulteriore +5,2%.
Il nostro scenario centrale continua ad essere quello di un atterraggio morbido per l’economia americana, grazie al progressivo rientro dell’inflazione verso il target della Federal Reserve, a un miglior equilibrio nel mercato del lavoro e a una politica monetaria più accomodante in grado di evitare il passaggio da una fase di rallentamento ad una di recessione.

Rimane un problema in termini di politiche fiscali, con il deficit Federale che si attesta su livelli mai osservati in una fase positiva per la crescita ed il tema che non sembra essere al centro del dibattito per le prossime elezioni, con prospettive di uno squilibrio nei conti pubblici destinato a trascinarsi nel tempo. La situazione europea è più complessa: la crescita è stata debole nella prima parte dell’anno e la Banca Centrale ha rivisto al ribasso le sue proiezioni per l’anno in corso ed i due successivi. In Francia il quadro politico rimane molto incerto e allontana alcune delle riforme di cui il Paese avrebbe un forte bisogno per migliorare la sostenibilità dei conti pubblici e la competitività; la Germania sta vivendo una prolungata fase di stagnazione che ha coinvolto alcuni dei maggiori gruppi industriali con potenziali impatti negativi su economia e occupazione. Il quadro di riferimento è invece migliore nei Paesi periferici, in particolare Grecia, Portogallo e Spagna, anche grazie alle riforme adottate dopo la crisi del 2011. In Asia ci attentiamo un contributo positivo alla crescita globale dal Giappone e dall’India, con un’evoluzione positiva, ma ancora incerta, anche per la Cina.

Le prospettive di medio termine dell’economia e il livello raggiunto dai principali mercati, con molti degli indici azionari vicino ai massimi, spread particolarmente compressi sulle obbligazioni societarie indipendentemente dal merito di credito e tassi di interesse che già scontano un numero rilevante di tagli da parte delle principali Banche Centrali, ci inducono ad un posizionamento in grado partecipare ad una fase ancora positiva per azioni e obbligazioni, ma che evita di assumere rischi eccessivi, in particolare nelle componenti più cicliche. In ambito obbligazionario abbiamo marginalmente ridotto i sovrappesi di duration per consolidare i guadagni ottenuti grazie alla prospettiva di una politica monetaria più accomodante; nella componente corporate evitiamo gli high yield e abbiamo concentrato il portafoglio sugli emittenti di maggior qualità. In ambito azionario abbiamo ridotto il sovrappeso sull’Europa aumentando l’esposizione agli Stati Uniti, bilanciando livelli di valutazione e prospettive di crescita. Abbiamo marginalmente incrementato l’esposizione all’universo emergente alla luce del combinato tra livelli di sottovalutazione e incertezze relative alle politiche economiche e alle prospettive di crescita. 

Riteniamo che questa impostazione possa interpretare efficacemente lo scenario di soft landing e quelli alternativi, sia con un rallentamento superiore rispetto alle attese, sia con una nuova accelerazione guidata dagli Stati Uniti. I fattori chiave da monitorare per il bilanciamento ottimale del portafoglio e per eventuali cambiamenti nell’impostazione sono rappresentati dalla dinamica del mercato del lavoro, sia in America, sia in area Euro, e dai risultati aziendali in corso di pubblicazione.

Mercati azionari

Nell’ultimo mese il mercato azionario italiano è tornato verso i massimi dell’anno, grazie ai tagli dei tassi d’interesse portati avanti dalle banche centrali e dai dati economici sulla crescita migliori delle attese soprattutto negli Stati Uniti. Restano tuttavia le crisi geopolitiche sia in Medioriente che in Ucraina.  
A livello settoriale hanno performato bene i finanziari ed i bancari in particolare oltre alle utilities, mentre hanno faticato i tecnologici, i titoli del settore automobilistico e quelli del lusso.


Mercati obbligazionari

Il mese di ottobre è stato caratterizzato da un rimbalzo del tasso e dalla continuazione del buon andamento degli asset rischiosi, che solo a ridosso delle elezioni americane hanno iniziato a dare qualche segno di prese di profitto legate all’incertezza particolarmente acuta sull’esito del voto. A dare il via alle vendite sui tassi, che hanno ritracciato circa metà del movimento realizzato nei mesi estivi, è stato il dato sul mercato del lavoro riferito a settembre a registrare un miglioramento un po’ su ogni metrica, rispetto alle attese. Lo scenario di base resta il soft landing, ma forse la dose di interventi di politica monetaria da somministrare non è quella che il mercato si era prefigurato subito dopo l’intervento di 50bps della Fed a metà settembre. Il movimento è stato più ampio sulla curva in dollari, amplificato dalla volatilità apportata dalla risalita nei sondaggi di Trump in prossimità delle presidenziali. Gli spread, a fronte di un allentamento delle tensioni sulla crescita, hanno ripreso a stringere, in particolare sui titoli ad alto beta con una compressione media di 30 bps su High Yield e CoCo. Le performance sono state moderatamente negative sul credito Investment Grade, più colpito dal movimento dei tassi, mentre positive sull’alto beta, soprattutto sul segmento AT1 in progresso di circa 1 punto nel mese per un cumulato di oltre 11 punti da inizio anno. In ambito valutario, il dollaro ha guadagnato il 2.63% grazie alla combinazione di migliori dati macroeconomici e una maggiore probabilità di mantenere una crescita a livelli elevati grazie alla politica fiscale. Tutte le altre valute del G10, ad eccezione del franco svizzero (+0.17%), si sono svalutate nei confronti dell’euro. Le tre peggiori divise nello scorso mese sono state l’NZD (-3.99%), lo yen (-3.47%) e l’AUD (-2.87%). 

 

Risultati


Risultati conseguiti dai principali mercati azionari nel periodo di riferimento:

Stato Indice Variazione % dal 20/09/2024 al 21/10/2024
STATI UNITI DOW JONES +2,1%
STATI UNITI S&P 500 +2,7%
STATI UNITI NASDAQ +3,3%
GIAPPONE TOPIX +1,4%
HONG KONG HANG SENG +12,2%
TAIWAN TAIEX +6,2%
KOREA KOSPI +0,4%
MESSICO BOLSA +1,2%
ARGENTINA MERVAL -0,1%
BRASILE BOVESPA -0,5%
INGHILTERRA FTSE 100 +1,1%
GERMANIA DAX +4,0%
FRANCIA CAC 40 +0,5%
SVIZZERA SMI +2,7%
ITALIA S&P/MIB +3,5%
SPAGNA IBEX 35 +0,7%


Total return degli indici obbligazionari EFFA dei titoli di Stato e variazioni delle principali valute contro euro:

Stato Variazione % dal 20/09/2024 al 21/10/2024
STATI UNITI -2,3%
GIAPPONE -0,4%
INGHILTERRA -1,3%
AREA EURO +0,2%

 

Stato Variazione % dal 20/09/2024 al 21/10/2024
USD/EUR +3,2%
YEN/EUR -1,3%
GBP/EUR +0,6%

 

 

 

Autore
Management team

Management team

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