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Bilanci degli istituti ricchi di capitale in eccesso. E chi non lancia Opa punta così sulla crescita dei titoli. Pieno di utili per le banche, portafogli gonfi agli azionisti. Carlo De Vanna, Senior Fund Manager di Ersel Asset Management, ne parla a La Stampa.
Nel 2024 appena chiuso, i principali istituti di credito quotati a piazza Affari hanno registrato profitti record e si preparano a distribuire ai soci poco meno di 25 miliardi di euro, tra dividendi e riacquisto delle azioni. Risorse che in epoca di risiko bancario sono utili a sostenere il prezzo dei titoli scambiati sul mercato, per essere predatori più forti o per ostacolare una scalata ostile rafforzando le difese. A dettare la linea sono Intesa Sanpaolo e Unicredit.
La banca guidata da Carlo Messina, fuori dal gioco dell'Opa, ha archiviato il 2024 con un utile netto di 8,7 miliardi di euro e ha promesso ai soci 8,1 miliardi: 6,1 miliardi di dividendi e 2 miliardi di buyback. Anche Andrea Orcel, protagonista delle cronache finanziarie, ha portato a casa profitti per 9,7 miliardi e ne ha messi 9 sul piatto degli azionisti: 3,7 miliardi in contanti e 5,3 di riacquisto azioni, dei quali 1,7 già completati come acconto e 3,6 previsti dopo la conclusione dell'offerta per Banco Bpm. Proprio piazza Meda ha annunciato dividendi in deciso rialzo, con 1,5 miliardi di cedole contro i 650 milioni distribuiti dopo i risultati del 2023.
In mezzo c'è stata l'Ops annunciata da Unicredit, con Giuseppe Castagna che si è giocato l'all-in per convincere i soci a resistere alle sirene. Il ceo ha anche aperto all'ipotesi di un miliardo di buyback nel caso in cui il Banco dovesse ottenere il via libera dalla Bce ai benefici previsti dal Danish compromise per l'Opa su Anima. Monte dei Paschi, tornata l'anno scorso a staccare dividendi, per il 2024 ha generato cedole per 1,083 miliardi, a fronte di un utile di 1,9 miliardi. Siena, con un'offerta pubblica di scambio, ha messo sotto scacco Mediobanca che ha iniziato a organizzare la sua difesa. [...]
Generosi dividendi sono stati previsti anche da Bper Banca (853 milioni di euro), così come dal suo oggetto del desiderio, Popolare di Sondrio, che ha alzato la cedola da 56 a 80 centesimi. Banca Mediolanum ha proposto 737 milioni in tutto (+ 42% in un anno), mentre Fineco 74 centesimi per azione e Banca Generali ha fissato il suo primato con i 327,2 milioni complessivi da pagare ai soci.
«Le banche destinano tanti soldi a buyback e dividendo perché in questo momento tutte hanno capitale in eccesso. L'alternativa sarebbe aumentare i prestiti, ma se la domanda di impieghi non c'è, non possono fare altro per non avere del capitale inutilizzato che fa scendere la redditività», spiega Carlo De Vanna, Co-responsabile della gestione sul mercato azionario italiano di Ersel. Il trend può essere sostenibile «solo» se le regole non cambiano, se non aumenta la domanda di prestiti o il pericolo di Npl.
«Il margine di interesse è visto da tutti in discesa nel 2025 e ancora di più nel 2026 e il costo del rischio può aumentare rapidamente: se l'economia va in affanno, le probabilità che i prestiti non vengano restituiti aumentano e questo impone alle banche di accantonare una quota maggiore come fondo rischi», con meno soldi da destinare ai soci. In uno scenario bancario in movimento, nota De Vanna, la strada del buyback permette anche di sostenere l'andamento del titolo «perché aumenta la domanda di azioni sul mercato e il prezzo sale.
E questo è un momento in cui tutti vogliono che il loro titolo vada meglio degli altri: gli istituti più forti possono comprare spendendo meno e le prede possono spuntare un prezzo più alto. Una banca più efficiente, con un capitale in eccesso inferiore, vale di più. E se aumentano gli utili per azione, ci si attende una valutazione migliore dal mercato». Per chi è sotto Ops avere un multiplo più alto significa rendere «l'operazione per il compratore più difficile». Una strategia che sembra funzionare: l'Ops di Unicredit su Banco Bpm viaggia con uno sconto vicino all'8%, mentre è al 16,1% quello relativo all'offerta di Mps su Mediobanca.
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