Passa a
Le prospettive di Wall Street sono positive pur in presenza di valutazioni elevate. Si teme una maggiore volatilità legata anche all'imprevedibilità delle politiche che il neo presidente deciderà di attuare. Ne parla Andrea Nascè a Affari & Finanza.
Dall'era Goldilocks o di Riccioli d'oro all'era Trumpilocks. Con tanto di doppio disegno della bambina dai boccoli biondi e dell'inconfondibile profilo del nuovo presidente americano, che però riccioli non ha, gli esperti di Mfs investment management descrivono anche visivamente il cambiamento di paradigma economico e finanziario in corso. E se fino all'anno scorso gli addetti ai lavori non facevano che parlare di Goldilocks, cioè di un periodo in cui i mercati azionari e obbligazionaii andavano su a braccetto, oggi il ritorno di Trump rimette tutto in discussione.
Il ritorno di Trump, sottolinea Andrea Nascè, Vice Direttore Generale e Direttore Investimenti Ersel Banca Privata, «avviene con una straordinaria concentrazione di potere: la Camera, il Senato, la Corte Suprema e verosimilmente presto anche un'influenza maggiore sulla Federal Reserve. Questa condizione di particolare forza, unita al carattere di uomo d'azione, non potrà non amplificare il rumore che farà da sfondo ai movimenti di mercato: ci aspettiamo fasi di incremento della volatilità e dell'avversione al rischio soprattutto se e quando l'azione politica dovesse sfuggire alla logica di quanto ci si può attendere». [...]
Nel complesso, a detta di Nascè, «soprattutto nel caso del mercato azionario Usa, il mix delle politiche annunciate da Trump non dovrebbe costituire un ostacolo a ulteriori progressi delle quotazioni. Ridurre la regolamentazione in alcuni settori chiave, abbassare l'imposizione fiscale sulle imprese, rilanciare la competitività internazionale, potenziare i progetti infrastrutturali sono tutti provvedimenti largamente positivi per le aziende a stelle e strisce».
Certo, a livello di settore, almeno nell'immediato non si può escludere qualche ripercussione. Il motto trumpiano "drill, baby, drill!" ("trivella, baby, trivella!"), che pone le condizioni per una nuova età dell'oro degli idrocarburi, unito alla diffidenza verso le rinnovabili ("le pale eoliche sono grandi e brutte, rovinano il quartiere"), ha già provocato qualche movimento di Borsa degno di nota, sia pure lontano da Wall Street. A Copenaghen, le azioni Orsted, società numero uno mondiale dell'eolico off-shore, il 21 gennaio sono arrivate a perdere i 117%, scivolando sull'annuncio di maxi svalutazioni da circa 1,6 miliardi sulle attività statunitensi proprio in relazione allo stop ai progetti eolici.
In generale, «nonostante i multipli di valutazione siano mediamente più cari e nonostante un mercato Toro prolungato», secondo Nascè i listini a stelle e strisce hanno ancora spazi di crescita, «traendo ulteriore carburante dalle potenzialità straordinarie di una rivoluzione tecnologica che per proporzioni sfugge alla nostra capacità di immaginazione. L'enorme disponibilità di dati, unita all'intelligenza artificiale e alla potenza dei nuovi calcolatori, genera impatti sull'economia che procedono in modo non lineare ma esponenziale e i benefici di produttività possono ulteriormente aprire la forbice rispetto alle aziende del Vecchio continente».
Anche una eventuale nuova spirale inflazionistica, innescata dalle politiche commerciali e sull'immigrazione, non dovrebbe fermare le Borse. «I mercati azionari, con pragmatismo e cinismo, hanno capacità di adattamento - ragiona Nascè - purché non si diffonda la percezione di un fenomeno fuori dal controllo della banca centrale. Sul mercato obbligazionario invece l'impatto sarebbe maggiore e al momento c'è anche preoccupazione per il potenziale aggravio degli squilibri di finanza pubblica, come mostra chiaramente l'impennata dei tassi di rendimento a lunga scadenza a cavallo dell'inizio d'anno».
Per nulla spaventati dalle performance degli ultimi anni e dalle elevate valutazioni di mercato, i grandi finanzieri fanno il pieno di titoli tecnologici. E non solo. Ne parla Andrea Nocifora, Senior Equity Fund Manager, a L'Economia.
Bilanci degli istituti ricchi di capitale in eccesso. E chi non lancia Opa punta così sulla crescita dei titoli. Pieno di utili per le banche, portafogli gonfi agli azionisti. Carlo De Vanna, Senior Fund Manager di Ersel Asset Management, ne parla a La Stampa.
Da mesi il consolidamento bancario scuote la borsa. Quale impatto avrà il blitz di Mps sui titoli protagonisti della rivoluzione in atto nel credito italiano? Ecco le oppportunità di crescita secondo gli analisti. Carlo De Vanna, Senior Fund Manager di Ersel Asset Management, ne parla a Milano Finanza.
Questa schermata consente al tuo monitor di consumare meno energia quando il computer resta inattivo.
Clicca in qualsiasi parte dello schermo per riprendere la navigazione.