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Negli ultimi anni gli istituti del nostro Paese hanno quasi raddoppiato i loro livelli medi di patrimonializzazione. Il percorso più probabile è quello di una maggior restrizione del canale del credito. Parla Andrea Rotti, Amministratore Delegato Ersel, a La Stampa.
«Le vicende di Silicon Valley Bank e di altre due banche regionali negli USA e la fusione forzata e controversa di Credit Suisse in UBS in Europa, hanno alzato il velo su rischi di instabilità del sistema finanziario che sembravano archiviati con la fine della crisi del 2008» racconta Andrea Rotti, Amministratore Delegato di Ersel.
«Le nuove sgradevoli sorprese hanno inevitabilmente spostato l'attenzione dei mercati sugli effetti economici di uno scenario che torna a incorporare elementi di attenzione sul mondo bancario. In questa prospettiva il percorso logico che riteniamo più probabile è quello di una maggior restrizione del canale del credito. A tale ridimensionamento seguirebbe un effetto di maggior freno all'attività economica che potrebbe essere poi mitigato dalla fine anticipata del ciclo di rialzo dei tassi. Per i mercati l'effetto che ne può derivare è una revisione delle stime complessive della redditività aziendale, un minor sostegno generalizzato alle quotazioni e dunque una maggior selettività nella composizione dei portafogli azionari».
«Nel decennio successivo alla crisi finanziaria dell'eurozona la disciplina imposta dall'azione combinata dell'EBA e della BCE hanno rafforzato notevolmente la patrimonializzazione delle banche europee. Progressi particolarmente vistosi sono stati fatti dalle banche italiane che hanno quasi raddoppiato i loro livelli medi di patrimonializzazione, grazie anche alla importante azione di riduzione dei crediti in sofferenza (NPL). In termini di indicatori di solidità patrimoniale e di liquidità, rispetto alla generalità delle banche italiane, che presentano un parametro di capitale primario del 14% e di liquidità al 160% in media, Ersel si situa su un livello più che doppio, pari oggi al 30% per il primo indicatore e a oltre il 300% per il secondo. Ciò si deve generalmente alla natura tipica delle attività di Private Banking ed in particolare alla storica impostazione di solidità e prudenza del nostro Gruppo».
«Nelle ultime sedute ci pare che il mercato ecceda nell'anticipare la fine della restrizione monetaria negli USA, interpretandola come la necessaria mitigazione degli effetti recessivi della turbolenza bancaria. In due settimane le attese sui tassi ufficiali della Fed sono passate da un livello del 5,5% per fine 2023 a un livello inferiore al 4%, implicando un rovesciamento di prospettive: anziché ulteriori rialzi, avremmo addirittura tre provvedimenti di taglio da 0,25% ciascuno. Un'interruzione nel processo di salita dei tassi sembra ragionevole ma, con condizioni ancora tirate del mercato del lavoro e con l'incertezza sulla discesa dell'inflazione, è molto difficile scommettere già quest'anno su una serie di tagli da parte della Fed. Spostandoci nell'area euro, la situazione di maggiore solidità del sistema ci fa invece ritenere probabile il consenso di mercato, che vede ancora un solo intervento in aumento da parte della BCE, per un quarto di punto percentuale».
«È innegabile che attraversiamo una fase di transizione con incertezze sia sui temi geopolitici irrisolti, sia sul percorso di rientro dell'inflazione, sia ancora sugli effetti dell'impennata dei tassi di interesse per il sistema economico e per gli ambiti più fragili della finanza e del credito. In questo contesto, in primo luogo ricerchiamo la solidità dei portafogli dei clienti risparmiatori, attraverso una opportuna diversificazione del rischio. La disponibilità di rendimenti obbligazionari superiori al 3% ci consente di poter bilanciare opportunamente la vocazione alla crescita di lungo periodo con la possibilità di cogliere importanti flussi reddituali di breve, un connubio che solo 18 mesi fa era impensabile». [...]
Un'inflazione più alta negli Stati Uniti e debito pubblico rendono più difficile il compito della Fed. Ne parla Andrea Nascè a Milano Finanza.
I mercati finanziari non possono crescere all'infinito. Partendo da questo assunto, bisogna constatare però che le Borse continuano a salire, toccando valori quest'anno che «sembravano irraggiungibili». Ne parla Guido Giubergia, Presidente di Ersel, a Il Sole 24ORE.
Il 2024 si annuncia come l’anno di inversione sui tassi. Alcune banche italiane saranno più penalizzate di altre, specie quelle che non hanno fabbriche prodotto. Carlo De Vanna, Senior Fund Manager di Ersel Asset Management, ne parla a We Wealth.
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