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Un'inflazione più alta negli Stati Uniti e debito pubblico rendono più difficile il compito della Fed. Ne parla Andrea Nascè a Milano Finanza.
Gli operatori guardano al mondo post voto Usa e provano a capire come saranno i prossimi mesi. Qualche indicazione è già arrivata.
«La prima reazione dei mercati finanziari alla netta vittoria di Donald Trump e alla conquista di entrambe le ali del Congresso ha rispecchiato le nostre aspettative che si erano formate ascoltando i capisaldi del programma: forza del dollaro, nuovi massimi a Wall Street, perdita di terreno delle borse europee ed emergenti, risalita dei tassi» dice Andrea Nascè, Vice Direttore Generale e Direttore Investimenti Ersel.
Per l'esperto, spostando in avanti lo sguardo e abbozzando lo scenario per i prossimi mesi, è naturale ipotizzare che la razionalizzazione dell'intervento dello Stato nell'economia, unito a una certa dose di deregulation in alcuni settori possa tradursi in una maggiore vivacità economica Usa. Tuttavia, non mancheranno le forze contrastanti e il riferimento più ovvio è quello al protezionismo nel commercio internazionale e agli effetti di un freno marcato all'immigrazione. [...]
«É abbastanza scontato che verranno estesi i tagli fiscali del 2017 a favore delle imprese ed è ragionevole attendersi che Trump, in questo secondo mandato, riuscirà a far approvare qualche ulteriore misura che porti la tassazione al di sotto del 20%. Che si arrivi fino al 15%, come dichiarato, secondo noi è improbabile, perché il deficit di bilancio gonfierebbe sopra l'attuale 6% e metterebbe gli Stati Uniti su una traiettoria fiscale ancora più insostenibile di quella attuale».
«Per quanto riguarda i mercati azionari, nel complesso lo scenario rimane di supporto, con il mercato americano a dominare l'attrattività per gli investitori internazionali: il solo taglio dell'aliquota dell'imposta sulle società aumenterebbe gli utili dell'S&P 500 fino a un massimo del 4% con beneficio maggiore per le società a bassa capitalizzazione, già mediamente più tutelate da politiche protezionistiche. All'interno del mercato, alcuni settori saranno avvantaggiati rispetto ad altri. Tra i nostri favoriti la tecnologia e l'infrastruttura digitale, per aumentare ulteriormente l'efficienza produttiva I finanziari in vista di regolamentazioni meno stringenti. I titoli legati alla produzione di energia per massimizzare la produzione domestica americana. Infine, i titoli legati alla difesa, gli industriali, la tecnologia avanzata, le biotecnologie, le utilities, i materiali e l'aerospaziale che sono rilevanti per la sicurezza nazionale e sostenuti dalla spesa pubblica».
Con riferimento al mercato europeo non mancheranno le sfide: «difficile puntare su una chiusura del gap di performance che abbiamo vissuto negli anni recenti a meno che la presenza di Trump non acceleri una svolta nella gestione delle politiche comunitarie verso soluzioni più efficaci e pragmatiche, sulla scia dell'agenda delineata da Mario Draghi» dice Andrea Nascè che poi prosegue: «Sul fronte della geopolitica sarà certamente possibile assistere a colpi di scena e a imprevisti, tuttavia nello scenario base, permangono gli ingredienti di un contesto per investire caratterizzato da maggiore incertezza e minore appeal per la borsa cinese e più in generale quelle delle aree economiche emergenti».
Nell'analisi dell'esperto un'inflazione più alta e la necessità di finanziare un debito pubblico crescente rendono più difficile il compito della Fed nel doppio mandato di mantenere sia la stabilità dei prezzi che la piena occupazione, ed è prevedibile che l'allentamento monetario attualmente in corso possa fermarsi prima di quanto si potesse pensare. [...] In Europa invece, le prospettive economiche di bassa crescita lasciano ampi spazi per beneficiare di ulteriori riduzioni dei tassi.
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