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L’inizio d’anno ha portato nuove paure sulla scena internazionale. Questa volta l’attenzione è stata catturata dalle notizie sul nuovo Coronavirus e sulla rapida diffusione dei contagi in molti Paesi. Il timore è che il virus, che è stato segnalato per la prima volta in dicembre in Cina nella popolosa città di Wuhan, possa trasformarsi in una pericolosa pandemia.

Ombre cinesi

Focus

La seconda locomotiva del mondo

Sul lungo periodo non c’è visibilità. In primo piano c’è sicuramente la preoccupazione per la crescita in Cina. La seconda locomotiva del mondo, dietro agli Stati Uniti, potrebbe sbandare pericolosamente sotto i colpi dei contagi e mettere il freno anche alla crescita degli altri Paesi.

Gli effetti sarebbero devastanti anche per l’economia globale, con conseguenze sulla crescita e ripercussioni sulle Borse. Nei giorni scorsi, i listini hanno già tremato più volte. Certo, a riportare le vendite sui mercati è stata anche la voglia degli operatori di prendere profitto dopo un periodo di forti rialzi. Sul lungo periodo non c’è visibilità. In primo piano c’è sicuramente la preoccupazione per la crescita in Cina. La seconda locomotiva del mondo, dietro agli Stati Uniti, potrebbe sbandare pericolosamente sotto i colpi dei contagi e mettere il freno anche alla crescita degli altri Paesi. Il Fondo monetario internazionale (Fmi) ha già detto di considerare l’epidemia uno dei non pochi rischi downside, vale a dire ribassisti, a uno scenario di crescita globale che quest’anno era confermato al 3,3%.
Per fare un confronto, nel 2003 la Sars, virus altrettanto insidioso ma di portata inferiore rispetto all’attuale, causò danni per 30 miliardi di dollari all’economia globale (i dati sono della Banca
Mondiale). All’epoca, fu necessario aspettare cinque lunghi mesi prima di vedere tornare la calma ma l’impatto sui mercati fu piuttosto limitato sia in termini di durata, sia sul piano geografico.
Alla fine delle apprensioni per la Sars, le Borse ricominciarono a salire. I presupposti per un ritorno all’ottimismo non mancano neanche adesso. Del resto, prima dello scoppio ufficiale dell’epidemia del Coronavirus, concretamente notificato il 22 gennaio scorso a causa dei ritardi delle autorità cinesi, i mercati erano guidati dalla fiducia nel supporto delle Banche centrali, così come dalle prospettive favorevoli per la chiusura  dell’accordo parziale tra Usa e Cina nella guerra sui dazi. In sostegno c’erano anche i dati positivi in arrivo dall’economia.

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