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La ripresa deve fare i conti con rapporti commerciali legati a temi strategici e geopolitici che dividono le due grandi potenze.
Dopo gli eccessi di pessimismo che avevano caratterizzato l'ultimo trimestre del 2018, abbiamo assistito in questi primi mesi a una ampia e generalizzata ripresa dei mercati finanziari.
A incoraggiare gli investitori è stato soprattutto il profondo cambio di rotta nella politica monetaria Usa, caratterizzata ora dalla prospettiva di pausa del rialzo dei tassi.
«La Fed, in presenza di uno scenario interno privo di particolari tensioni inflazionistiche, può dichiararsi apertamente più dipendente dall'evoluzione dei dati economici e valutare con maggior cautela le dinamiche di crescita meno intensa sia dell'economia Usa che di quelle internazionali» dice Guido Giubergia, presidente e amministratore delegato del Gruppo Ersel -. In particolare, negli Usa dopo una fase di notevole effervescenza, anche grazie allo stimolo fiscale, l'economia sembra oggi convergere verso tassi di crescita allineati con il potenziale di lungo termine del Paese, evitando quindi temute derive verso la recessione. In Cina invece, Paese pivot nelle dinamiche di crescita asiatica, si assiste a un rallentamento dell'attività economica che potrà tuttavia essere contrastato dagli ulteriori stimoli monetari e fiscali impressi dalle autorità locali, i cui segnali si iniziano a percepire sempre più marcatamente. Europa e Giappone sono invece penalizzate dal minor vigore delle esportazioni, non riuscendo a trovare nelle dinamiche di consumo interno una valida contropartita».
Il 2019 sarà un anno sfidante sui mercati.
«Nel prossimo futuro, per migliorare i livelli di fiducia e di stabilità economica, molto dipenderà dall'evoluzione dei negoziati sino-americani sugli scambi commerciali - afferma Giubergia -. Questa è una contrapposizione non ancora risolta e particolarmente complicata in quanto intrinsecamente legata a temi di natura strategica e geopolitica ma sulla quale si legge oggi una maggior volontà di indirizzo costruttivo».
Storicamente, il mese di agosto è particolarmente vulnerabile a brutte perturbazioni sui mercati finanziari. È stato così, per fare qualche esempio, nel 1998 con il default della Russia e nel 2007 con l’inizio della crisi dei subprime negli Usa.
Negli ultimi anni, l’Europa si è trovata sempre più stretta nella morsa di Stati Uniti e Cina, due giganti economici intenti a sfidarsi nella corsa alla supremazia economica mondiale.
Il 2024 si annuncia come l’anno di inversione sui tassi. Alcune banche italiane saranno più penalizzate di altre, specie quelle che non hanno fabbriche prodotto. Carlo De Vanna, Senior Fund Manager di Ersel Asset Management, ne parla a We Wealth.
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