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Gli anni difficili della pandemia hanno messo a dura prova l’economia e i mercati di tutto il mondo. Come non bastasse, a rendere più difficile il quadro sono intervenuti gli effetti della guerra in Ucraina e quelli di un’inflazione che ha raggiunto livelli che non si vedevano da 40 anni.
Dopo anni di stagnazione dei prezzi e tendenze parzialmente deflazionistiche, l’inflazione torna di colpo ad alzare la testa. Per le Banche centrali, questo improvviso andamento si sta trasformando in un nuovo grattacapo.
Mentre la pandemia continua a tenere il mondo con il fiato sospeso, lo sguardo degli operatori si sposta via via sempre di più sui temi dell’autunno. Tante sono le incognite, ma all’orizzonte si sta profilando anche un nuovo trend che presenta una dinamica ancora poco esplorata. Parliamo dei prezzi delle materie prime.
La pausa estiva è sempre motivo di allerta per operatori e investitori. Negli ultimi tempi i mesi più caldi dell’anno sono stati tutt’altro che un’occasione di riposo per le Borse. Solo per fare qualche esempio, la crisi dei subprime del 2008 ha mandato all’aria le ferie di molti money manager in tutto il mondo. Altrettanto è successo nel 2011 con i guai sui debiti sovrani.
La riunione della FED di aprile ha lasciato i tassi invariati indicando fiducia nell'outlook economico, attribuendo alla debolezza del primo trimestre solo un effetto temporaneo, con il trend di crescita dei consumi che rimane solido.
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