Passa a
L’era di Joe Biden è partita con una cerimonia di insediamento senza precedenti nella storia degli Stati Uniti. Per la prima volta all’evento non si sono viste le folle che ogni volta accorrono da tutto il Paese per salutare il nuovo presidente, né si è vista la parata lungo Pennsylvania Avenue a Washington.
Nella famosa favola «Riccioli d’oro e i tre orsi», la piccola Riccioli d’oro, che si è introdotta di nascosto nella casa dei tre orsi, si serve della loro colazione pronta sulla tavola. Ha di fronte a sé tre piatti, li assaggia tutti e sceglie quello con la zuppa che «va bene», vale a dire quella né troppo calda, né troppo fredda.
Il mese di ottobre solitamente in Borsa è il mese più difficile. Se si pensa a questo periodo, il ricordo va subito al grande crash di Wall Street del 1929 e al crollo dei listini del 1987. La statistica, inoltre, conferma che si tratta dei 30 giorni dei ribassi.
È in America che si giocano le ultime carte dell’anno per la crescita globale e per i mercati. In extremis, nell’ultima settimana che precede le festività natalizie, è arrivato il via libera alla tanto attesa riforma fiscale Usa.
La crescita rimane al di sopra del potenziale, in un intorno del 2,5%, grazie a consumi e investimenti. I recenti uragani causeranno volatilità ai dati trimestrali ma senza mutare il trend di fondo, sostenuto da elevati livelli di fiducia e dal mercato del lavoro.
I due eventi più importanti delle ultime settimane sono stati la riunione della BCE del 9 marzo e i dati sul mercato del lavoro USA. Negli Stati Uniti il mercato del lavoro rimane solido, con 235mila nuovi assunti e il tasso di disoccupazione al 4.7% (con l’aumento del tasso di partecipazione e delle paghe orarie).
Lo stimolo fiscale promesso da Trump calerà su un’economia che già si trova in uno stato di piena occupazione. Questo fatto da solo, anche non considerando gli effetti di possibili misure protezionistiche o di riduzione degli immigrati illegali, dovrebbe portare a un surriscaldamento dell’economia e a una ripresa dei salari (già in trend positivo).
Settimana ricca di dati nel complesso al di sotto delle attese, sia per quanto riguarda la crescita che l’inflazione. L’evento che però ha mosso maggiormente i mercati è stato l’esito del FOMC, l’ultimo dell’anno.
Settimana ricca di statistiche macro il cui esito conferma da un lato che il rallentamento di Q1 è attribuibile in buona parte all’effetto maltempo, dall’altro che il rimbalzo visibile nelle più recenti statistiche di sentiment, ma anche di economia reale, non è stato tale da compensare interamente (almeno per il momento) la caduta di attività dei mesi precedenti.
Il tema del momento negli USA, ed anche sui mercati finanziari, è la possibilità o meno che la FED riduca il ritmo di acquisti di obbligazioni (QE3) già prima della fine dell’anno.
Il combinato disposto di nuova evidenza statistica e flusso di notizie inerenti la dinamica della stretta fiscale sta modificando le aspettative di consenso circa il profilo di crescita dell’economia USA.
Questa schermata consente al tuo monitor di consumare meno energia quando il computer resta inattivo.
Clicca in qualsiasi parte dello schermo per riprendere la navigazione.