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È in America che si giocano le ultime carte dell’anno per la crescita globale e per i mercati. In extremis, nell’ultima settimana che precede le festività natalizie, è arrivato il via libera alla tanto attesa riforma fiscale Usa.
Per il Presidente Donald Trump si tratta del primo vero successo legislativo di rilievo a distanza di quasi un anno dal suo insediamento alla Casa Bianca. Il maxi-piano fiscale di Trump, che era risuonato durante tutta la campagna elettorale americana come la più importante delle promesse fatte al Paese, prevede 1.500 miliardi di dollari di sgravi fiscali sui prossimi dieci anni (circa 1.300 miliardi di euro). Stando alle prime previsioni, l’effetto di questa importante riforma sarà quello di portare a un contributo aggiuntivo alla crescita economica tra lo 0,2 e lo 0,4% del Pil Usa già nel 2018. A beneficiare della manovra saranno, in primo luogo, le imprese che si vedranno abbattere al 21% l’aliquota principale sugli utili (era al 35%). In questo modo gli Stati Uniti diventeranno uno dei Paesi con la tassazione più leggera al mondo, sotto la media OECD. I primi effetti della manovra sono attesi già a inizio 2018 e saranno percepiti a livello globale (Continua scaricando il pdf).
Alberto Prina Cerai
Junior Research Fellow ISPI
Che l’Ucraina fosse al centro dell’attenzione per le sue ingenti risorse di materie prime critiche è un tema che precede il conflitto. Tuttavia, le dinamiche attuali rendono evidente come queste risorse siano diventate una variabile chiave anche per la risoluzione del conflitto stesso.
Più che l’impatto diretto, a condizionare i mercati – e di conseguenza le bollette – potrebbe essere l’aumento dell’incertezza. Le due facce della medaglia del caso cinese. Ne parla Giorgio Bensa, Direttore Investimenti Ersel Asset Management, al Quotidiano Nazionale.
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