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Nella famosa favola «Riccioli d’oro e i tre orsi», la piccola Riccioli d’oro, che si è introdotta di nascosto nella casa dei tre orsi, si serve della loro colazione pronta sulla tavola. Ha di fronte a sé tre piatti, li assaggia tutti e sceglie quello con la zuppa che «va bene», vale a dire quella né troppo calda, né troppo fredda.
Negli ultimi anni, la favola inglese è stata utilizzata come metafora per spiegare la situazione economica globale e quella sui mercati finanziari. Dopo aver assaggiato la zuppa bollente delle attese reflazionistiche, i mercati si sono subito accontentati della tiepida e più familiare scodella contenente la «via di mezzo» fatta di bassa inflazione, bassi tassi di interesse e di bassa crescita. E’ lo scenario del «quanto basta» che gli addetti ai lavori definiscono «Goldilocks economy» ossia quello dell’economia dei riccioli d’oro.
I tre orsi sono però pronti a rientrare nella propria casa e potrebbero ribaltare lo scenario dei riccioli d’oro. Qualche segnale in questa direzione si era già visto sul finire del 2018. Adesso, dopo il pessimismo di dicembre, i mercati finanziari sembrano essere tornati ad accarezzare l’idea di un panorama privo di tensioni inflazionistiche, in particolare negli Stati Uniti. Questo aspetto porta ad attese rassicuranti sulle decisioni delle Banche centrali e quindi lascia pensare a tassi di interesse ancora bassi. Si tratta, tuttavia, di un equilibrio molto fragile e illogico dato che funziona ma a patto che la crescita resti modesta. E se sul fronte dell’inflazione, e quindi sull’atteggiamento delle Banche centrali, le attese del mercato paiono condivisibili, l’incertezza arriva, invece, dall’altro ingrediente dello scenario «Goldilocks», vale a dire quello della crescita. Riguardo a questo aspetto, va detto che Europa e Giappone sembrano essere prive di spunti che portino a una decisa crescita economica. A offrire qualche sorpresa potrebbero essere, invece, Cina e Stati Uniti. Dall’economia cinese arrivano segnali di una possibile svolta ciclica impressa dalle autorità locali per contrastare il rallentamento dell’attività economica. Negli Usa invece, l’attività sembra volgere verso un fisiologico rallentamento post-stimolo-fiscale, piuttosto che imboccare la strada della tanto temuta recessione.
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