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Intervista a Carlo Bodo, responsabile team obbligazionario Ersel, con un approfondimento su obbligazioni e mercati valutari.
Nel corso del mese si è assistito a una stabilità lato tassi e ad un miglioramento dei principali spread di credito a livello globale. A trainare, ancora una volta, è l’economia americana, che ha ottimi dati sia lato macro che lato micro, e continua a portare al rialzo sia le borse, che ormai sono prossime ai massimi toccati a gennaio di quest’anno, sia il credito. Soprattutto il credito high yield americano risulta molto caro se lo guardiamo relativamente ad altri spread di credito a livello globale; in particolare se lo paragoniamo, ad esempio, allo spread degli emergenti. Diciamo che a fare da contraltare un po’ a questa positività, nel corso del mese abbiamo avuto molta volatilità, soprattutto intraday, dovuta alla questione dei dazi doganali e alla cosiddetta trade war tra l’America di Trump, la Cina e l’Europa. Abbiamo avuto a più riprese rilanci da parte di Trump riguardo a questo tema, e il timore a livello globale è di passare a una situazione di fatto che comprometta la fiducia, e quindi che poi alla fine si ripercuota in termini recessivi sull’ottimo andamento che abbiamo delineato prima.
In generale, se guardiamo le banche centrali, il quadro è, anche in questo caso stabile, abbastanza rassicurante. Non ci aspettiamo grosse cose per l’estate da parte delle due principali banche centrali globali. Domani (il 26 luglio) la ECB è attesa per una riunione abbastanza interlocutoria; sappiamo di fatto che per 14-15 mesi, di qui al prossimo anno, i tassi non verranno toccati. È un orizzonte di tempo sufficientemente lungo per creare una certa stabilità lato tasso in Europa, e abbiamo dall’altro lato una FED che ci ha praticamente chiarito che vuole continuare nel proprio percorso di rialzo. Il rialzo di settembre è praticamente prezzato dal mercato, e il rialzo di dicembre oggi è stimato intorno al 60 per cento. Quindi dipende, forse, in misura principale, proprio dal discorso che facevamo prima sui dazi, sulla trade war, quindi in generale sulla condizione di politica economica che vorrà mantenere il presidente degli Stati Uniti.
Se andiamo oltre questo tema, guardiamo la periferia dove, in questo caso, abbiamo avuto una relativa stabilizzazione della situazione politica italiana. Siamo passati dai mesi di maggio e giugno, con una crisi politica vera e propria, ed oggi abbiamo uno spread tra btp e bund relativamente più stabile, intorno a 225-230 bps. Pur se elevato, diciamo che possiamo considerarlo secondario rispetto alle questioni di trade war di cui parlavamo prima.
Se guardiamo infine la componente valutaria, e guardiamo l’andamento del dollaro, troviamo ancora una volta la divisa americana abbastanza forte a livello globale, soprattutto contro le divise dei paesi del G10. Questo a testimonianza, se vogliamo, di una situazione relativamente tranquilla in termini di avversione al rischio, con un dollaro ancora forte sia contro yen sia contro franco svizzero. E invece, a testimoniare un leggero miglioramento della parte spread emergente, abbiamo visto un miglioramento di alcune divise emergenti, nel corso del mese contro dollaro; in particolare abbiamo avuto un peso messicano che ha guadagnato intorno a 10 punti percentuali dopo la vittoria di Obrador, e dopo il rialzo dei tassi da parte della banca centrale messicana.
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Intervista a Carlo Bodo, responsabile team obbligazionario Ersel, con un approfondimento su obbligazioni e mercati valutari.
Nel corso del mese si è assistito a una stabilità lato tassi e ad un miglioramento dei principali spread di credito a livello globale. A trainare, ancora una volta, è l’economia americana, che ha ottimi dati sia lato macro che lato micro, e continua a portare al rialzo sia le borse, che ormai sono prossime ai massimi toccati a gennaio di quest’anno, sia il credito. Soprattutto il credito high yield americano risulta molto caro se lo guardiamo relativamente ad altri spread di credito a livello globale; in particolare se lo paragoniamo, ad esempio, allo spread degli emergenti. Diciamo che a fare da contraltare un po’ a questa positività, nel corso del mese abbiamo avuto molta volatilità, soprattutto intraday, dovuta alla questione dei dazi doganali e alla cosiddetta trade war tra l’America di Trump, la Cina e l’Europa. Abbiamo avuto a più riprese rilanci da parte di Trump riguardo a questo tema, e il timore a livello globale è di passare a una situazione di fatto che comprometta la fiducia, e quindi che poi alla fine si ripercuota in termini recessivi sull’ottimo andamento che abbiamo delineato prima.
In generale, se guardiamo le banche centrali, il quadro è, anche in questo caso stabile, abbastanza rassicurante. Non ci aspettiamo grosse cose per l’estate da parte delle due principali banche centrali globali. Domani (il 26 luglio) la ECB è attesa per una riunione abbastanza interlocutoria; sappiamo di fatto che per 14-15 mesi, di qui al prossimo anno, i tassi non verranno toccati. È un orizzonte di tempo sufficientemente lungo per creare una certa stabilità lato tasso in Europa, e abbiamo dall’altro lato una FED che ci ha praticamente chiarito che vuole continuare nel proprio percorso di rialzo. Il rialzo di settembre è praticamente prezzato dal mercato, e il rialzo di dicembre oggi è stimato intorno al 60 per cento. Quindi dipende, forse, in misura principale, proprio dal discorso che facevamo prima sui dazi, sulla trade war, quindi in generale sulla condizione di politica economica che vorrà mantenere il presidente degli Stati Uniti.
Se andiamo oltre questo tema, guardiamo la periferia dove, in questo caso, abbiamo avuto una relativa stabilizzazione della situazione politica italiana. Siamo passati dai mesi di maggio e giugno, con una crisi politica vera e propria, ed oggi abbiamo uno spread tra btp e bund relativamente più stabile, intorno a 225-230 bps. Pur se elevato, diciamo che possiamo considerarlo secondario rispetto alle questioni di trade war di cui parlavamo prima.
Se guardiamo infine la componente valutaria, e guardiamo l’andamento del dollaro, troviamo ancora una volta la divisa americana abbastanza forte a livello globale, soprattutto contro le divise dei paesi del G10. Questo a testimonianza, se vogliamo, di una situazione relativamente tranquilla in termini di avversione al rischio, con un dollaro ancora forte sia contro yen sia contro franco svizzero. E invece, a testimoniare un leggero miglioramento della parte spread emergente, abbiamo visto un miglioramento di alcune divise emergenti, nel corso del mese contro dollaro; in particolare abbiamo avuto un peso messicano che ha guadagnato intorno a 10 punti percentuali dopo la vittoria di Obrador, e dopo il rialzo dei tassi da parte della banca centrale messicana.
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