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Intervista a Carlo De Vanna, Team Equity Italia di Ersel, sulle prospettive del mercato azionario italiano.
Il mese di marzo ha visto il mercato azionario italiano perdere circa il 35% dai livelli massimi, per vedere soltanto nel corso dell’ultima settimana un timidissimo rimbalzo, comunque nell’ordine del 10-12%. Complessivamente, quindi, si tratta di una delle peggiori performance della storia del mercato italiano, ed è chiaramente legata alla diffusione del Coronavirus, dapprima a livello europeo e, ormai in maniera assolutamente inevitabile, a livello planetario.
L’interrogativo degli investitori non riguarda soltanto l’impatto che lo stop alla produzione avrà sui bilanci aziendali e sugli utili delle aziende, bensì anche per quanto tempo questa situazione si protrarrà, e in che maniera e con quale tempistica verrà riattivata la produzione e si tornerà alla fase pre contagio. Non ci sono ovviamente al momento delle risposte sicure, e questa situazione di incertezza spaventa gli investitori e la Borsa. Come tutte le crisi anche questa avrà una fine e probabilmente rappresenterà una ghiotta occasione di investimento ed ingresso sui mercati per quegli investitori che avranno saputo aspettare, e avranno selezionato le aziende più sane e più solide, che magari in una fase di panico generalizzato, come quello che abbiamo visto nel corso di questo mese, sono state vendute in maniera indiscriminata
Dal punto di vista gestionale, la nostra prima preoccupazione è stata quella di ridurre pesantemente e velocemente il livello di equity in portafoglio, nei fondi azionari, portandolo in area 85, 90 per cento. Lo abbiamo fatto vendendo soprattutto finanziari e industriali, i primi perché sono impattati in due misure dalla crisi. In primo luogo perché l’allargamento dello spread rende il funding sempre più oneroso, e in secondo luogo perché il rallentamento del PIL creerà probabilmente un aumento
prospettico del livello delle sofferenze. Invece gli industriali li abbiamo ridotti perché in primo luogo sono tipicamente smallcap, quindi aziende meno liquide, possedute spesso da investitori esteri che velocemente, nei momenti di aumento della volatilità, li vendono, e quindi abbiamo preferito anticipare il rischio e la possibilità che questo selloff avvenga massicciamente. E in secondo luogo perché quello che è storicamente è stato un punto di forza delle nostre aziende, cioè la interdipendenza con l’economia mondiale, potrebbe rivelarsi invece in questa fase un boomerang. Non dimentichiamo infatti che in Italia la crisi è arrivata prima e probabilmente, anche grazie alle misure veramente molto forti che sono state adottate, potrebbe finire prima di altri paesi. Però le nostre aziende producono soprattutto per l’export, finché non riparte tutta la catena di produzione, le nostre aziende comunque potrebbero vedersi costrette a sottoprodurre o a produrre quantitativi inferiori.
Ecco perché abbiamo preferito fare un check up del portafoglio cercando di concentrare le scelte sui titoli, e ce ne sono tanti, che offrono a questi livelli delle buone occasioni d’investimento con visibilità e una certa protezione legata alle tipologie di business in cui operano. Abbiamo poi lasciato una quota di liquidità, che ovviamente verrà investita nelle prossime settimane se dovessimo vedere maggiore chiarezza soprattutto sulle tempistiche del rientro alla normalità.
Comunicazione di marketing. Il presente video è destinato esclusivamente a scopi informativi/ di marketing non sostituendosi al prospetto informativo o ad altri documenti legali di prodotti finanziari ivi eventualmente richiamati. Nel caso, si prega di consultare il prospetto dell’OICVM/documento informativo e il documento contenente le informazioni chiave per gli investitori (KID) prima di prendere una decisione finale di investimento che può essere effettuata solo previa valutazione dell’adeguatezza del servizio o dello strumento finanziario rispetto al profilo individuato con il questionario MiFID. Solo la versione più recente del prospetto, dei regolamenti, del Documento chiave per gli investitori, delle relazioni annuali e semestrali del fondo può essere utilizzata come base per decisioni di investimento. Il presente video non costituisce né un’offerta né una sollecitazione all’acquisto, alla sottoscrizione o alla vendita di prodotti o strumenti finanziari o una sollecitazione all’effettuazione di investimenti. Ersel ha verificato con la massima attenzione tutte le informazioni rappresentate nel presente video e compiuto sforzi per garantire che il contenuto di questo video sia basato su informazioni e dati ottenuti da fonti affidabili, ma non garantisce della loro esattezza e completezza non assumendosi alcuna responsabilità. Ersel non si assume alcuna responsabilità circa le informazioni, le proiezioni o le opinioni contenute nel presente video e non risponde dell'uso che terzi potrebbero fare di tali informazioni, né di eventuali perdite o danni che possano verificarsi in seguito a tale uso. Il presente video può fare riferimento alla performance passata degli investimenti: i rendimenti passati non sono indicativi di quelli attuali o futuri. Le indicazioni e i dati relativi agli strumenti finanziari, forniti dalla Società, non costituiscono necessariamente un indicatore delle future prospettive dell’investimento o disinvestimento. È vietata la riproduzione e/o la distribuzione del presente video, non espressamente autorizzata.
Intervista a Carlo De Vanna, Team Equity Italia di Ersel, sulle prospettive del mercato azionario italiano.
Il mese di marzo ha visto il mercato azionario italiano perdere circa il 35% dai livelli massimi, per vedere soltanto nel corso dell’ultima settimana un timidissimo rimbalzo, comunque nell’ordine del 10-12%. Complessivamente, quindi, si tratta di una delle peggiori performance della storia del mercato italiano, ed è chiaramente legata alla diffusione del Coronavirus, dapprima a livello europeo e, ormai in maniera assolutamente inevitabile, a livello planetario.
L’interrogativo degli investitori non riguarda soltanto l’impatto che lo stop alla produzione avrà sui bilanci aziendali e sugli utili delle aziende, bensì anche per quanto tempo questa situazione si protrarrà, e in che maniera e con quale tempistica verrà riattivata la produzione e si tornerà alla fase pre contagio. Non ci sono ovviamente al momento delle risposte sicure, e questa situazione di incertezza spaventa gli investitori e la Borsa. Come tutte le crisi anche questa avrà una fine e probabilmente rappresenterà una ghiotta occasione di investimento ed ingresso sui mercati per quegli investitori che avranno saputo aspettare, e avranno selezionato le aziende più sane e più solide, che magari in una fase di panico generalizzato, come quello che abbiamo visto nel corso di questo mese, sono state vendute in maniera indiscriminata
Dal punto di vista gestionale, la nostra prima preoccupazione è stata quella di ridurre pesantemente e velocemente il livello di equity in portafoglio, nei fondi azionari, portandolo in area 85, 90 per cento. Lo abbiamo fatto vendendo soprattutto finanziari e industriali, i primi perché sono impattati in due misure dalla crisi. In primo luogo perché l’allargamento dello spread rende il funding sempre più oneroso, e in secondo luogo perché il rallentamento del PIL creerà probabilmente un aumento
prospettico del livello delle sofferenze. Invece gli industriali li abbiamo ridotti perché in primo luogo sono tipicamente smallcap, quindi aziende meno liquide, possedute spesso da investitori esteri che velocemente, nei momenti di aumento della volatilità, li vendono, e quindi abbiamo preferito anticipare il rischio e la possibilità che questo selloff avvenga massicciamente. E in secondo luogo perché quello che è storicamente è stato un punto di forza delle nostre aziende, cioè la interdipendenza con l’economia mondiale, potrebbe rivelarsi invece in questa fase un boomerang. Non dimentichiamo infatti che in Italia la crisi è arrivata prima e probabilmente, anche grazie alle misure veramente molto forti che sono state adottate, potrebbe finire prima di altri paesi. Però le nostre aziende producono soprattutto per l’export, finché non riparte tutta la catena di produzione, le nostre aziende comunque potrebbero vedersi costrette a sottoprodurre o a produrre quantitativi inferiori.
Ecco perché abbiamo preferito fare un check up del portafoglio cercando di concentrare le scelte sui titoli, e ce ne sono tanti, che offrono a questi livelli delle buone occasioni d’investimento con visibilità e una certa protezione legata alle tipologie di business in cui operano. Abbiamo poi lasciato una quota di liquidità, che ovviamente verrà investita nelle prossime settimane se dovessimo vedere maggiore chiarezza soprattutto sulle tempistiche del rientro alla normalità.
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