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Accanto al consueto divenire delle statistiche sull’economia uno dei temi dominanti in questa fase è l’evoluzione del quadro politico. In particolare sono da segnalare importanti passi in avanti per la riforma fiscale USA, fortemente voluta da Donald Trump.
La riunione della FED di aprile ha lasciato i tassi invariati indicando fiducia nell'outlook economico, attribuendo alla debolezza del primo trimestre solo un effetto temporaneo, con il trend di crescita dei consumi che rimane solido.
Il ribasso del prezzo del petrolio stenta a manifestarsi in effetti positivi nei dati mensili sui consumi. Nulla cha abbia portato a rivedere lo scenario per il 2015, anche perché la fiducia delle famiglie è ai massimi post recessione, e la crescita dei posti di lavoro rimane ampiamente sopra le 200mila unità mensili.
Settimana molto densa per quanto riguarda le statistiche macro USA, anche se l’esito complessivo, almeno per quanto riguarda lo scenario sulla crescita economica non è stato tale da apportare variazioni allo scenario di riferimento.
In questa fase i driver della crescita americana, che rimane sempre modesta, sono essenzialmente di natura interna, e riconducibili alla ripresa del mercato immobiliare e alla tenuta dei consumi.
I dati pubblicati questa settimana sono verosimilmente ancora influenzati dall’effetto dell’uragano Sandy, di natura più transitoria, e dal tema del fiscal cliff, che ci accompagnerà ancora per qualche mese.
Settimana piuttosto leggera per quanto riguarda le statistiche macro e con l’esito delle medesime in parte alterato dai primi effetti dell’uragano Sandy. I sussidi alla disoccupazione e i sondaggi manifatturieri per le regioni di New York e Philadelphia hanno subito chiaramente l’effetto negativo dell’uragano.
L’esito delle elezione americane è risultato quello a cui i commentatori economici avevano attributo il numero maggiore di probabilità. Per l’Esecutivo rinnovo del mandato ad Obama e per il Legislativo bilanciamento di potere tra Democratici (vincitori al Senato) e Repubblicani (vincitori alla Camera).
Settimana “leggera” per quanto riguarda le statistiche USA. Il livello di fiducia nella piccola media impresa è risultato leggermente al di sotto delle attese, si è assistito ad una significativa discesa nei sussidi alla disoccupazione e vi è stato un vistoso aumento nella fiducia dei consumatori.
Come al solito la prima settimana del mese contiene due tra le statistiche congiunturali più rilevanti per quanto riguarda l’economia USA: l’indice di fiducia del settore manifatturiero ISM e i dati sul mercato del lavoro.
La settimana non è stata povera di dati macro, con le statistiche sulla fiducia nel settore della piccola media impresa, la fiducia dei consumatori e le vendite al dettaglio.
Durante il mese di agosto il flusso di dati macro ha sostanzialmente riconfermato le tendenze presenti all’inizio dell’estate: l’economia americana continua a muoversi lungo un sentiero di crescita decisamente contenuto (intorno al 2%) sorretta in principal modo dalla dinamica dei consumi.
I dati negativi sulla bilancia commerciale per il mese di maggio sono stati la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso, già colmo dopo le brutte sorprese su consumi e investimenti delle scorse settimane, e che ha portato alcune case di investimento a rivedere al ribasso le aspettative sulla crescita del secondo trimestre.
I dati di economia reale diffusi questa settimana contribuiscono ad affinare la previsione per il PIL del secondo trimestre che dovrebbe fare registrare un progresso contenuto dell’ordine del 2% trimestrale annualizzato.
Sia negli Stati Uniti che in Europa gli eventi più importanti della settimana sono stati i comitati di politica monetaria delle diverse banche centrali. In generale l’atteggiamento delle banche centrali occidentali (FED, BCE e BoE) sembra quello di non aver remore ad agire qualora il contesto dovesse ulteriormente peggiorare.
La settimana ha presentato ancora un insieme di statistiche contrastanti. Da un lato i dati sull’attività e fiducia nel settore immobiliare continuano delineare una ripresa nel settore epicentro della recessione del 2008, tanto che divengono sempre più concrete le aspettative di una inversione di tendenza nella dinamica al ribasso dei prezzi delle case (si veda il grafico sotto riportato); dall’altro si osserva un rallentamento, al margine, nella fiducia e nei dati relativi al settore manifatturiero.
Nel corso delle ultime settimane sono state pubblicate alcune tra le più rilevanti statistiche mensili, come gli indici ISM manifatturiero e non, gli ordinativi di beni durevoli, i redditi e consumi personali di marzo e i dati sul mercato del lavoro.
Settimana ricca di statistiche macro, soprattutto per quanto riguarda l’economia reale. I dati sugli ordinativi di beni durevoli, dopo alcuni mesi di stagnazione sono risultati in progresso nella lettura di febbraio, rendendo verosimile un contributo positivo degli investimenti per il Q1.
Sia le statistiche di economia reale che i dati di sentiment diffusi in settimana sono risultati al di sotto delle attese in taluni casi anche in misura significativa. I dati di gennaio per investimenti e consumi descrivono un avvio del primo trimestre 2012 in sordina.
Nel complesso l’esito dei dati macro americani non è stato particolarmente positivo, dato che le statistiche, soprattutto quelle relative all’economia reale sono state leggermente al di sotto delle attese, come ad esempio i dati sulle vendite al dettaglio, la produzione industriale e i permessi all’edilizia.
Il periodo a cavallo d’anno ha visto il proseguimento del trend favorevole per quanto riguarda i dati macro americani. Dall’occupazione sono giunte notizie positive dauna pluralità di indicatori: è proseguito il trend di discesa delle richieste di sussidi di disoccupazione, sono aumentati oltre la soglia dei 200mila i posti di lavoro generati nell’ultimo mese e si è ridotto il tasso di disoccupazione al 8,2%.
Il periodo a cavallo d’anno ha visto il proseguimento del trend favorevole per quanto riguarda i dati macro americani. Dall’occupazione sono giunte notizie positive dauna pluralità di indicatori: è proseguito il trend di discesa delle richieste di sussidi di disoccupazione, sono aumentati oltre la soglia dei 200mila i posti di lavoro generati nell’ultimo mese e si è ridotto il tasso di disoccupazione al 8,2%.
Il dato sul PIL americano del terzo trimestre va letto positivamente, non tanto in termini di “quantità” di crescita, dato che il numero effettivo è risultato in linea con le attese, ma in termini di “qualità” delle determinanti il numero aggregato.
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