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Per quanto concerne la crescita non vi sono novità di rilievo da segnalare: indicatori anticipatori e statistiche di economia reale sono concordi nel delineare un profilo di espansione del PIL per i prossimi trimestri in area 3%.
I dati economici americani hanno inequivocabilmente deluso le attese. Iniziando dal settimanale e quindi più volatile dato sui sussidi alla disoccupazione, per poi passare al secondo calo mensile consecutivo degli ordinativi di beni durevoli (che non getta una buona luce per gli investimenti di Q4) e terminare con le statistiche relative al consumi (in calo la fiducia e sotto le attese la spesa per ottobre).
La settimana americana è stata densa di eventi. Dal lato della politica monetaria i commenti della FED allo scenario per crescita ed inflazione sono da considerarsi a nostro avviso leggermente più guardinghi del previsto, dato che si è riconosciuto come l’inflazione sia ora più vicina al target di riferimento, e che sia sceso di molto il rischio di deflazione.
Dopo la netta revisione al ribasso del PIL americano dei primi tre mesi dell’anno (-2,9% trimestre su trimestre annualizzato), i dati più recenti continuano a supportare la tesi di un rimbalzo nel secondo trimestre.
Dai dati sempre molto attesi dai mercati riguardanti il mercato del lavoro sono giunte conferme circa il quadro congiunturale USA: la crescita occupazionale media mensile permane nell’intorno delle 200 mila unità, con un tasso di disoccupazione al 6,3% e un’accelerazione delle retribuzioni in area 2%.
ISM e mercato del lavoro confermano un’economia in salute che al momento però non sta ingenerando pressioni sui salari e quindi sui prezzi. Il tema è importante in quanto, una volta accertato lo senario di crescita, per prevedere l’operato futuro della FED occorre verificare le pressioni inflazionistiche presenti nell’economia USA.
Settimana ricca di statistiche macro il cui esito conferma da un lato che il rallentamento di Q1 è attribuibile in buona parte all’effetto maltempo, dall’altro che il rimbalzo visibile nelle più recenti statistiche di sentiment, ma anche di economia reale, non è stato tale da compensare interamente (almeno per il momento) la caduta di attività dei mesi precedenti.
Notizie positive sono giunte dai consumi delle famiglie e dalla fiducia degli imprenditori manifatturieri, anche se quest’ultima non si è ripresa del tutto dallo shock dello scorso mese in buona parte imputabile al maltempo.
Un’altra statistica importante di gennaio, le vendite al dettaglio, ha deluso le attese. Anche in questo caso “il principale sospetto” sono state le avverse condizioni metereologiche verificatesi nel primo mese dell’anno sulla costa est.
A cavallo d’anno importanti dati di economia reale come le statistiche sui consumi delle famiglie e gli investimenti delle imprese hanno fatto registrare un’accelerazione tale da rendere altamente probabile una lettura del tasso di crescita atteso del PIL nel Q4 ’13 e nel Q1 ’14 in media al 3%, validando quelli che erano i segnali forniti dagli indicatori anticipatori e ribaditi in settimana dall’indice ISM manifatturiero.
Rispetto allo scorso mese vi è stato un miglioramento nei principali indicatori anticipatori. Sono infatti ora in trend chiaramente ascendente l’indice ISM, la fiducia delle piccole-medie imprese ed il leading indicator.
L’economia americana continua a fornire segnali incoraggianti. Il mercato immobiliare prosegue nel processo di lento e graduale miglioramento (476k case vendute in maggio), i redditi e la capacità di spesa sono cresciuti sempre in maggio dello 0,5% e dello 0,3% rispettivamente (contro tassi di crescita negativi del mese precedente), la fiducia dei consumatori fa segnare un nuovo massimo dal 2007, gli ordini di beni sono in progressione del 3,6%.
Come al solito la prima settimana del mese contiene due tra le statistiche congiunturali più rilevanti per quanto riguarda l’economia USA: l’indice di fiducia del settore manifatturiero ISM e i dati sul mercato del lavoro.
Durante il mese di agosto il flusso di dati macro ha sostanzialmente riconfermato le tendenze presenti all’inizio dell’estate: l’economia americana continua a muoversi lungo un sentiero di crescita decisamente contenuto (intorno al 2%) sorretta in principal modo dalla dinamica dei consumi.
I dati negativi sulla bilancia commerciale per il mese di maggio sono stati la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso, già colmo dopo le brutte sorprese su consumi e investimenti delle scorse settimane, e che ha portato alcune case di investimento a rivedere al ribasso le aspettative sulla crescita del secondo trimestre.
Settimana povera di evidenze dal punto di vista macro. Il timore che anche per quest’anno vi sia la possibilità di vedere un rallentamento della crescita a partire dalla primavera, come già successo nel 2010 e soprattutto nel 2011, non ha trovato conferma nei dati recenti.
Le statistiche macro più rilevanti della settimana sono state quelle relative al mercato del lavoro. L’esito del sondaggio è stato nel complesso favorevole, con una creazione di occupati superiore alle attese, revisioni al rialzo dei dati precedenti e tenuta del tasso di disoccupazione dopo i vistosi ribassi dei mesi scorsi.
Nel complesso l’esito dei dati macro americani non è stato particolarmente positivo, dato che le statistiche, soprattutto quelle relative all’economia reale sono state leggermente al di sotto delle attese, come ad esempio i dati sulle vendite al dettaglio, la produzione industriale e i permessi all’edilizia.
In settimana non vi sono stati dati rilevanti per quanto riguarda gli Stati Uniti, fatta eccezione per il dato in calo della fiducia dei consumatori. Il mercato del lavoro USA Dopo l’esito sorprendente dei dati sul mercato del lavoro della scorsa settimana il focus rimane puntato su questa importante variabile economica.
Il periodo a cavallo d’anno ha visto il proseguimento del trend favorevole per quanto riguarda i dati macro americani. Dall’occupazione sono giunte notizie positive dauna pluralità di indicatori: è proseguito il trend di discesa delle richieste di sussidi di disoccupazione, sono aumentati oltre la soglia dei 200mila i posti di lavoro generati nell’ultimo mese e si è ridotto il tasso di disoccupazione al 8,2%.
Il periodo a cavallo d’anno ha visto il proseguimento del trend favorevole per quanto riguarda i dati macro americani. Dall’occupazione sono giunte notizie positive dauna pluralità di indicatori: è proseguito il trend di discesa delle richieste di sussidi di disoccupazione, sono aumentati oltre la soglia dei 200mila i posti di lavoro generati nell’ultimo mese e si è ridotto il tasso di disoccupazione al 8,2%.
In un contesto internazionale dove le tensioni in Europa e le possibili ricadute a livello mondiale di una recessione nel vecchio continente continuano a dominare la scena, è opportuno comunque segnalare i modesti progressi fatti registrare dall’economia USA.
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