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I dati economici americani hanno inequivocabilmente deluso le attese. Iniziando dal settimanale e quindi più volatile dato sui sussidi alla disoccupazione, per poi passare al secondo calo mensile consecutivo degli ordinativi di beni durevoli (che non getta una buona luce per gli investimenti di Q4) e terminare con le statistiche relative al consumi (in calo la fiducia e sotto le attese la spesa per ottobre).
USA
L’impressione che se ne ricava è quella di un PIL di Q4 leggermente al di sotto del 3% e quindi tale da non allarmare la FED circa un surriscaldamento dell’economia.
EUROPA
In Europa dopo il dato deludente del PMI aggregato vi è stato un rimbalzo a sorpresa dell’indice di fiducia tedesco IFO e di quello della Commissione Europea elaborato su scala continentale. Segno che forse il dollaro forte e il ribasso del prezzo del petrolio stanno apportando benefici alle prospettive di crescita dell’eurozona. Sempre per effetto petrolio l’inflazione headline continua a rimanere molto contenuta e vicina allo zero. Giovedì 4 dicembre vi sarà il consueto comitato di politica monetaria per il quale sono elevate le aspettative di mercato circa l’annuncio dell’ampliamento del QE da parte della BCE alle obbligazioni corporate se non addirittura accenni all’acquisto dei titoli di Stato, come conseguenza dell’ennesima revisione al ribasso delle aspettative della BCE per crescita ed inflazione aggregate.
I mercati finanziari non possono crescere all'infinito. Partendo da questo assunto, bisogna constatare però che le Borse continuano a salire, toccando valori quest'anno che «sembravano irraggiungibili». Ne parla Guido Giubergia, Presidente di Ersel, a Il Sole 24ORE.
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