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Notizie positive sono giunte dai consumi delle famiglie e dalla fiducia degli imprenditori manifatturieri, anche se quest’ultima non si è ripresa del tutto dallo shock dello scorso mese in buona parte imputabile al maltempo.
Stati Uniti
Per quanto riguarda i dati sul mercato del lavoro la crescita mensile degli occupati si è avvicinata nuovamente alla soglia delle 200mila unità, indice di vitalità dell’economia americana. Da notare la progressione fuori dalla norma dei salari, che incominciano a incorporare quelle sollecitazioni provenienti dal mercato del lavoro che sono state evidenziate già nelle scorse settimane sulla base degli indicatori anticipatori (si veda il grafico sopra riportato). L’idea di fondo rimane quella di una economia americana in salute, e tale da giustificare il graduale venir meno dello stimolo quantitativo. Inoltre acquista maggiori probabilità lo scenario in cui la FED nel 2015 inizierà il ciclo di rialzo dei tassi.
Area Euro
Per quanto riguarda l’area euro l’evento più importante della settimana è stato il comitato mensile di politica monetaria. La BCE ha deluso le aspettative su tutti i fronti, non riducendo il costo del denaro e mantenendo in essere il processo di sterilizzazione degli acquisti di obbligazioni avviato con l’SMP (Security Market Program). Con la sterilizzazione la BCE evita che la liquidità creata con l’SMP fluisca nel sistema, obbligando le banche private a mantenere il denaro ricevuto dalla BCE presso conti parcheggiati alla BCE stessa. Le opzioni di allentamento monetario, siano esse ordinarie e non, sono per il momento fuori dal radar della BCE. Occorrerà che crescita e inflazione deludano i numeri sopra esposti (e riassunti nella tabella sotto riportata) o che si manifestino tensioni al rialzo dei tassi sul mercato monetario perché nel direttivo BCE riprenda con vigore il dibattito tra interventisti e rigoristi. L’unica apertura verso una possibile mossa espansiva di tutto il discorso di Draghi è stata la sottolineatura che la disoccupazione nell’area euro rimane ancora elevata e che quindi anche una ripresa economica di una certa entità (per ora non nello scenario) non avrà conseguenze in senso restrittivo sulla politica monetaria. Da notare infine il progressivo aumento della fiducia degli imprenditori italiani, che nell’ultima misurazione disponibile ha raggiunto livelli che in passato sono risultati compatibili con una crescita trimestrale del PIL di circa lo 0,5%.
I mercati finanziari non possono crescere all'infinito. Partendo da questo assunto, bisogna constatare però che le Borse continuano a salire, toccando valori quest'anno che «sembravano irraggiungibili», di fronte alle incertezze globali, alle tensioni geopolitiche e, più di recente, alle elezioni americane. Questo mostra, ora più che mai, «uno scollamento» con la realtà. Ne parla Guido Giubergia, Presidente di Ersel, a Il Sole 24ORE.
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