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Rispetto allo scorso mese vi è stato un miglioramento nei principali indicatori anticipatori. Sono infatti ora in trend chiaramente ascendente l’indice ISM, la fiducia delle piccole-medie imprese ed il leading indicator.

Quadro Macro

Stati Uniti

Tali risultanze rendono ancor più verosimile lo scenario di accelerazione della crescita economica delineato dalla FED e sottoscritto dalla media dei macroeconomisti. L’ipotesi di consenso, ovvero di un aumento del tasso di espansione del PIL dal 2% al 3% nel corso dei prossimi trimestri al momento non trova riscontro nei dati reali, dato che le letture mensili più recenti di consumi e investimenti sono risultate sotto tono e tali da suggerire un’espansione del PIL per il terzo trimestre dell’anno ancora sulla vecchia media post recessione. Tuttavia la tenuta del mercato occupazionale, con crescite medie mensili dei “non farm payroll” nell'intorno delle 200 mila unità e la svolta in positivo sopra citata degli indicatori anticipatori rende verosimile l’aspettativa di consenso circa l’accelerazione della crescita in area 3%. Gli elementi che potrebbero pesare su tale scenario benigno sono molteplici, e vanno da un aumento dell’avversione al rischio sui mercati finanziari dovuta ad un’escalation della situazione siriana, ad un aumento eccessivo dei tassi di interesse o a un nuovo round di tagli fiscali automatici dovuto al mancato accordo tra Democratici e Repubblicani. Riguardo a quest’ultimo punto l’attesa è che, come già accaduto in passato, un accordo tampone dell’ultima ora venga trovato, dato che nessuno dei contendenti vuole presentarsi alle elezioni di medio termine del 2014 con la responsabilità di non aver aiutato la nascente ripresa economica. Per quanto riguarda i tassi d’interesse la FED ha tutti gli strumenti, grazie alla bassa inflazione, per modulare le aspettative di mercato in modo tale che le condizioni finanziarie non diventino eccessivamente restrittive. Rimane il rischio siriano, soprattutto connesso ad un possibile coinvolgimento dell’Iran e di Israele nel complicato quadro mediorientale.
 

Area Euro

Le letture definitive degli indici PMI hanno confermato il quadro delineato dai dati preliminari e dal PIL del secondo trimestre: la recessione nell’Europa continentale è terminata e i prossimi mesi dovrebbero caratterizzarsi per una moderata ripresa dell’attività economica, con variazioni del PIL che non dovrebbero comunque eccedere lo 0,3% trimestrale semplice osservatosi nel periodo. Anche per il nostro paese le ultime letture sul livello di fiducia degli imprenditori manifatturieri sono risultate in progresso e su livelli che indicano un ritorno all’espansione dell’attività produttiva, cosa che non accadeva da quasi due anni. Molto bene la sotto-componente esportazioni, segno che l’Italia in questa fase ha nei rapporti con l’estero una delle componenti più dinamiche dell’economia. Ancora in contrazione il mercato del lavoro e le statistiche sull’erogazione del credito; due punti nevralgici negativi dell’attuale situazione congiunturale italiana. In termini di fluttuazione ciclica entrambe queste grandezze sono considerate coincidenti, se non leggermente ritardate, rispetto alle dinamiche della produzione, per cui non deve sorprendere l’assenza di inversione di trend in questa fase del ciclo. Tra breve però la ripresa italiana dovrà estendersi anche a questi ambiti, per assicurare sostenibilità all’espansione del PIL, e per questa via ad una gestione del debito pubblico ormai in area 130% del Prodotto.


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