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L’aggressione della Russia all’Ucraina ha messo in chiaro una cosa: l’Europa deve ridefinire al più presto il proprio concetto di sicurezza. Per questo motivo, sulla spinta degli eventi drammatici che si stanno susseguendo a pochi chilometri dai confini dell’Unione, i leader europei stanno ragionando su una nuova natura della sicurezza europea.
Sui mercati il petrolio è tornato protagonista. Nelle ultime settimane il prezzo del greggio ha ripreso a rialzarsi. La sveglia è arrivata dopo un letargo che durava da diversi anni ormai e che aveva schiacciato le quotazioni in area 40-50 dollari.
Il nostro scenario base è quello di un moderato ciclo di rialzo dei tassi da parte della FED (di entità minore di quanto desunto dalle minute della banca centrale, ma maggiore dell’aspettativa corrente di mercato) dato che il contesto di crescita e inflazione non dovrebbe essere tale da indurre ad azioni restrittive più marcate.
Il flusso di dati continua a deludere le attese. Archiviato il PIL del primo trimestre con una modesta contrazione dovremmo assistere ad un rimbalzo della crescita nel secondo trimestre dell’anno. Tuttavia l’entità sarà modesta perché dollaro debole e calo degli investimenti nel settore petrolifero non trovano nei consumi delle famiglie un’adeguata compensazione.
Settimana ricca di dati nel complesso al di sotto delle attese, sia per quanto riguarda la crescita che l’inflazione. L’evento che però ha mosso maggiormente i mercati è stato l’esito del FOMC, l’ultimo dell’anno.
Sia negli Stati Uniti che in Europa gli eventi più importanti della settimana sono stati i comitati di politica monetaria delle diverse banche centrali. In generale l’atteggiamento delle banche centrali occidentali (FED, BCE e BoE) sembra quello di non aver remore ad agire qualora il contesto dovesse ulteriormente peggiorare.
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