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In Borsa ha vinto chi non si è fatto prendere dal panico. Bisogna essere pronti per le fasi di rimbalzo. Ne parla Andrea Nascè, Direttore Investimenti Ersel, a La Stampa.
Abbiamo vissuto fortissime oscillazioni sui mercati finanziari nel primo trimestre, iniziate con le preoccupazioni per la variante Omicron e con le revisioni del mix di prospettive tra crescita e inflazione e poi tragicamente riaccese e culminate con l'inizio dell'aggressione russa all'Ucraina», dice Andrea Nascè, Direttore Investimenti di Ersel.
«Tirando le somme, in termini di andamento delle principali attività di investimento è evidente l'impennata delle materie prime, la discreta tenuta dei mercati azionari mondiali e la débacle dell'obbligazionario. In alcune giornate di violenti ribassi la tentazione di ridurre drasticamente i rischi azionari era presente, ma il comportamento premiante, a cui i nostri gestori si sono attenuti, è stato quello di non farsi prendere dal panico, aggiustare solo al margine le posizioni e stare pronti per il rimbalzo».
«Gli investitori istituzionali, con processi di investimento basati su logiche pluriennali, hanno colto le occasioni delle giornate di ribasso per fare acquisti con volumi importanti. Non va poi dimenticato il ruolo di leadership della Borsa americana, che rappresenta ben oltre il 50% dell'indice mondiale, le cui aziende sono apparse più lontane dagli effetti diretti della guerra. Infine c'è la difficoltà di trovare alternative immediate: il cash è prospetticamente eroso dall'inflazione, mentre il prezzo delle obbligazioni è affossato dall'impennata dei tassi».
«Tra crisi geopolitiche, impennata dei costi dei fattori produttivi e tassi di interesse in forte aumento, siamo entrati in una fase decisamente più complicata. Diventerà decisiva la capacità di scegliere tra le opportunità, che nel mondo azionario significa leggere bene le prospettive diverse dei comparti economici e analizzare le imprese che si muovono all'interno di essi. Occorrono competenze professionali spiccate e per questo la nostra banca continua ad aggiungere risorse al team di gestione. In chiave più tattica può aver senso aumentare l'esposizione al settore finanziario e ad alcuni comparti più ciclici che hanno particolarmente sofferto nella fase peggiore della guerra, perché l'impennata dei tassi a cui stiamo assistendo dovrebbe favorire il recupero di performance di alcuni compartivalue e delle banche in particolare. Esiste però un rovescio della medaglia, poiché se la guerra dovesse protrarsi molto a lungo, gli effetti negativi rischiano di essere poi più marcati sui ciclici».
«La prima scelta è quella di contenere molto la misura della sensibilità del prezzo delle obbligazioni in portafoglio al rialzo della curva dei tassi. Questo si può fare scegliendo scadenze brevi sul tasso fisso oppure scegliendo strumenti a tasso variabile. C'è inoltre la diversificazione valutaria, non priva di rischio, che consente di esporre il portafoglio a rendimenti ben più generosi rispetto a quelli offerti dall'area euro, potendo considerare sia la grande stabilità di emittenti come il tesoro americano, sia le prospettive di maggior guadagno consentite da un attento posizionamento sui mercati emergenti».
«La soluzione più ovvia sta nelle strategie alternative di tipo liquido, tra le quali c'è quella "event driven", che approfitta degli accadimenti di natura straordinaria nella vita delle società. Risultano inoltre molto promettenti le soluzioni sui Private Markets, che offrono esposizione sia alle aziende nella fase più interessante del loro sviluppo, sia al settore infrastrutture con ritorni consistenti e più prevedibili, sia infine alle iniziative sul settore immobiliare»
I mercati finanziari non possono crescere all'infinito. Partendo da questo assunto, bisogna constatare però che le Borse continuano a salire, toccando valori quest'anno che «sembravano irraggiungibili», di fronte alle incertezze globali, alle tensioni geopolitiche e, più di recente, alle elezioni americane. Questo mostra, ora più che mai, «uno scollamento» con la realtà. Ne parla Guido Giubergia, Presidente di Ersel, a Il Sole 24ORE.
La scelta tra titoli denominati in valuta forte e in valuta locale rappresenta una decisione strategica importante se si vuole investire con successo in questi mercati. Parla Federica De Giorgis, Senior Financial Advisor Fixed Income di Ersel, a Funds People per il numero di settembre.
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