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«La parola d'ordine è diversificare. Il dollaro riscoperto come bene rifugio. Cresce chi sceglie di puntare in modo diretto sulle aziende». Parla Andrea Rotti, Amministratore Delegato di Ersel, a La Repubblica.
«Oggi, chi si rivolge a noi, ci affida di solito capitali superiori al milione di euro». Andrea Rotti, Amministratore Delegato di Ersel, uno dei più antichi wealth management (gestori di grandi patrimoni) fondato in città nel 1936 dalla famiglia Giubergia, traccia l'identikit dei milionari torinesi. Questi investono più che in passato, sono un po' più propensi al rischio, e sono in media più competenti in finanza.
Ersel, diventata banca, è punto di riferimento per famiglie piemontesi e lombarde, con le quali nel corso degli anni ha stretto solide relazioni e un duraturo rapporto di fiducia.
«Alcuni clienti sono con noi da oltre quarant'anni», ricorda Rotti, nato all'ombra della Mole, una carriera iniziata in Gemina Europe Bank e proseguita in FinTech, società di venture capital di Telecom Italia e Mediocredito Centrale, ma in Ersel ormai da 22 anni.
«Spesso ci troviamo ad aiutarli anche nella corretta pianificazione generazionale, preservando la ricchezza durante il passaggio successiorio tra padre e figli. Una cattiva gestione di questa delicata fase piò portare discontinuità e frammentazioni dannose».
«Non c'è una regola fissa. In media, le famiglie con buone disponibilità investono la maggioranza del loro patrimonio sui mercati mobiliari, diversificando. Oggi più che in passato si investe in azioni. La tendenza è anche quella di allocare i capitali in titoli di aziende che operano nei settori più in evoluzione: tecnologia, ecosostenibilità ed infrastrutture legate alla mobilità o alla trasformazione della città. Un nostro fondo di private equity, ad esempio, ha realizzato alcuni investimenti in campus universitari ed energia solare».
«Un'altra parte è storicamente volta agli investimenti immobiliari. E poi è anche aumentato l'interesse per gli investimenti sui mercati privati (quelli non quotati) sia del debito che dell'equity».
«La via maestra resta la diversificazione su fondi dedicati ai mercati privati ma, sì, ci sono clienti interessati a investimenti diretti e noi possiamo aiutare nella strutturazione di Club Deal. E, quindi, grazie alle relazioni che abbiamo costruito nel tempo, abbiamo possibilità di mettere in contatto capitali da investire e aziende private, talvolta startup o realtà tecnologiche, anche locali, ad alto potenziale. Insomma, introduciamo alla clientela le opportunità che riteniamo credibili».
«La prudenza è insita nella volontà di conservazione del patrimonio ma spesso è un'ottica distorta. Comunque, in parte, la logica di investire più sul lungo termine, assumendosi in maniera ponderata anche una dose maggiore di rischio si sta diffondendo».
«La guerra è arrivata quando le spinte inflazionistiche si stavano già manifestando in particolare sulle materie prime, e ha acuito i timori. Il trend è quello di procedere a una rotazione di settori negli investimenti azionari, a una maggior esposizione alle materie prime, al dollaro come bene rifugio e ai titoli obbligazionari governativi legati all'andamento dell'inflazione».
«Più che un aneddoto, ciò che posso dire è che il nostro gruppo da tempo ha un programma di educazione finanziaria rivolto a chi deve prendere il governo di un patrimonio importante. Un'attività che rafforza il legame tra noi e i nostri clienti, un modo per portare a un livello di maggior confidenza la relazione con le famiglie».
I mercati finanziari non possono crescere all'infinito. Partendo da questo assunto, bisogna constatare però che le Borse continuano a salire, toccando valori quest'anno che «sembravano irraggiungibili», di fronte alle incertezze globali, alle tensioni geopolitiche e, più di recente, alle elezioni americane. Questo mostra, ora più che mai, «uno scollamento» con la realtà. Ne parla Guido Giubergia, Presidente di Ersel, a Il Sole 24ORE.
Diversificazione internazionale ed esigenze del cliente al centro della strategia della storica banca private torinese. Questo il modello consulenziale raccontato da Federico Taddei, Direttore Private Banking Ersel, a Wall Street Italia.
La scelta tra titoli denominati in valuta forte e in valuta locale rappresenta una decisione strategica importante se si vuole investire con successo in questi mercati. Parla Federica De Giorgis, Senior Financial Advisor Fixed Income di Ersel, a Funds People per il numero di settembre.
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