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I progressi realizzati dal mercato del lavoro sono l’elemento più vitale dell’economia USA in questo inizio anno. I consumi a causa di una inspiegabile salita del tasso di risparmio non hanno risposto in maniera coerente.
Stati Uniti
Riteniamo l’astensione dal consumo un fenomeno transitorio; se però dovesse perdurare vi sarebbero delle conseguenze negative per lo scenario atteso per il 2015. Nessuna novità sul fronte inflazione che rimane molto bassa nella componente headline per effetto del petrolio e non preoccupante per la parte core data l’assenza di pressioni salariali. Il FOMC di marzo ha introdotto importanti novità: per acquistare libertà di manovra la FED ha rimosso l’attributo “paziente” nel qualificare il proprio atteggiamento in materia di rialzo di tassi. Contemporaneamente però il FOMC ha ridotto significativamente le proprie aspettative sui tassi per l’anno in corso e quelli a venire (2015 da 1,125% a 0,625%, 2016 da 2,5% a 1,875%) con una riduzione del NAIRU (il tasso di disoccupazione oltre il quale si generano pressioni salariali) al 5% (dal 5,35%). L’economia USA dovrà quindi mostrare significativi miglioramenti sul fronte occupazionale e una ripresa dell’inflazione per indurre la Banca all’azione entro l’anno.
Area Euro
Il consenso ha ulteriormente rivisto al rialzo le aspettative di crescita nel 2015 ora attestate all’1,3%. Dai dati macro non sono giunte evidenze per supportare l’”upgrade”, mentre le stime più sensibili alle condizioni finanziarie (euro debole, borse in rialzo) hanno continuato a muoversi verso l’alto. Purtroppo per quanto riguarda i trend non vi sono novità di rilievo circa il contesto inflazionistico. Ciò che si nota è che da un paio di mesi la dinamica dell’inflazione non sorprende più al ribasso il consenso. Il tema di policy in questo momento è la gestione del caso Grecia. Dopo il compromesso di fine febbraio che sembrava aver rimandato di 3-4 mesi la risoluzione dei nodi più spinosi la crisi si è nuovamente materializzata. Infatti l’atteggiamento non lineare delle autorità greche e il comportamento sfiduciato dei cittadini, che ritirano i propri risparmi dalle banche e smettono di pagare le tasse, hanno accorciato le disponibilità finanziarie di Atene. Entro poche settimana l’Esecutivo dovrà decidere se aderire pienamente alle richieste europee o accettare l’avvio del processo di separazione.
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