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Il rimbalzo delle vendite al dettaglio a marzo dà credito all’ipotesi di consenso, condivisa dalla FED, che il rallentamento USA nel primo trimestre sia frutto di fattori transitori quali le tempeste di neve nel nord est quest’inverno e lo sciopero dei porti nell’ovest.
Stati Uniti
Bene la fiducia dei consumatori, in continua flessione quella degli imprenditori manifatturieri, più esposti al rafforzamento del dollaro. Nessuna novità di rilievo sul fronte inflazione, anche se le ultime letture hanno mostrato una certa vischiosità nel muoversi ulteriormente al ribasso. Anche dalla politica monetaria non ci sono novità di rilievo; la FED è in modalità “data dependent” alla ricerca della maggiore flessibilità possibile per gestire la delicata fase dell’avvio del ciclo di rialzo, che dovrebbe partire non prima di settembre.
Area Euro
Livelli di fiducia e dati mensili di economia reale sono concordi nell’indicare un’accelerazione del PIL dei primi tre mesi dell’anno rispetto alla variazione del trimestre precedente. Positive anche le notizie dal fronte dell’erogazione del credito, con le banche che allargano ulteriormente la propensione all’impiego di capitali. Su questo fronte significativo miglioramento dell’Italia. Sulla base di questi dati alcuni analisti arrivano addirittura a ipotizzare un progresso della crescita media annua in area 1,5%. Se tale numero dovesse concretizzarsi l’area nel 2015 crescerebbe al di sopra del potenziale, chiudendo parte dell’output gap che tanto ha pesato nello spingere al ribasso i prezzi. Al momento l’inflazione ha smesso di scendere, complice anche una ripresa dei prezzi del petrolio, non vi sono però segnali di una ripresa del trend ascensionale. Draghi conferma il commitment sulla prosecuzione del QE e una certa fiducia nella ripresa. I problemi arrivano dal lato Grecia; l’opacità nelle comunicazioni e le oggettive difficoltà della questione sono sempre più evidenti. L’accentramento di tutta la liquidità statale dà ossigeno alla Grecia possibilmente fino a giugno, mentre la decisione della BCE di incrementare l’ELA indica la volontà dei partner di non rompere i ponti con Atene.
Con il suo leggendario “Whatever it takes”, Mario Draghi è considerato il salvatore dell'euro. La promessa dell'allora Presidente della Banca Centrale Europea di fare tutto il necessario per preservare la moneta unica ha segnato la svolta nella crisi del debito europeo nel 2012.
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