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Il tanto atteso accordo tra Democratici e Repubblicani è stato finalmente raggiunto, con una capitolazione di questi ultimi alle pressioni provenienti dal mondo degli affari e dalla maggioranza degli elettori.
Stati Uniti
Fino al 15 gennaio la macchina federale riceverà i fondi per poter riaprire tutti gli uffici, mentre il tetto al debito è stato ampliato formalmente fino alla data del 7 febbraio, ma nei fatti almeno fino a metà maggio dato che il Tesoro potrà “ricaricare” le scorte che permettono di derogare oltre la scadenza formale. Tutti e due i temi sono stati semplicemente rimandati senza che le questioni di fondo siano state risolte. Questo vuole dire che l’incertezza politica accompagnerà i mercati anche nel corso del 2014 complicando le condizioni in cui la FED dovrà decidere come ridurre gli acquisti di obbligazioni. Il rischio è quello di avere interruzioni a singhiozzo dell’attività pubblica con significative distorsioni al profilo di crescita trimestrale delle principale variabili macro, PIL e occupazione in primis. L’effetto sul trimestre dello “shutdown” appena terminato dovrebbe essere pari ad una riduzione di 0.4% alla variazione trimestrale annualizzata. A breve riprenderà la pubblicazione delle statistiche secondo il calendario prestabilito. La lettura dei dati andrà fatta con molta cautela, dato l’effetto distorsivo della chiusura degli uffici pubblici. Alcune statistiche di fiducia come il Philadelphia Fed diffuso questa settimana mostrano una tenuta superiore alle attese mentre altre, come l’indice Gallup di fiducia dei consumatori, hanno evidenziato bruschi cali. Queste divergenze nei dati rafforzano l’opinione di chi pensa che la FED posporrà il tapering al primo trimestre del nuovo anno.
Area Euro
Per quanto riguarda la crescita il dato più rilevante della settimana è stato quello relativo all’indice di fiducia ZEW che ha mostrato per la Germania prospettive di modesta ripresa, in accordo con gli altri indicatori anticipatori. L’inflazione è risultata significativamente al di sotto del target del 2% stabilito dalla BCE, fornendo quindi un potenziale alibi qualora l’istituto di Francoforte decidesse un nuovo allentamento monetario. Nell’ultima conferenza stampa però Draghi non è parso molto preoccupato delle dinamiche dei prezzi, per cui è difficile che gli equilibri tra falcie e colombe possano modificarsi a seguito di quest’ultima lettura. Infine la legge di stabilità italiana: la manovra varata dal Consiglio dei Ministri contiene provvedimenti giusti nella direzione ma deboli nell’intensità, primo fra tutti quello della riduzione del cuneo fiscale. Tali misure comunque dovrebbero permettere di raggiungere l’obiettivo del deficit al 2,5% del PIL nel 2014. Tra le tante cose che mancano non ci sono i provvedimenti per la riduzione del debito e addirittura i proventi delle dismissioni in programma nei prossimi mesi andranno a correggere il disavanzo corrente piuttosto che a ridurre lo stock.
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