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«Private equity, private debt, infrastrutture e real estate sono strategie di investimento che hanno un potenziale interesse di rilievo», osserva il direttore private banking di Ersel, Federico Taddei.
L' orientamento al lungo termine che caratterizza i detentori di grandi
patrimoni consente di dedicare una quota del portafoglio ai private asset, vale a dire attività non quotate in Borsa, che in cambio della minore liquidità offrono rendimenti tendenzialmente più elevati.
Oltre a essere caratterizzate da una correlazione ridotta, se non addirittura nulla, con le asset class tradizionali. «Private equity, private debt, infrastrutture e real estate sono strategie di investimento che hanno un potenziale interesse di rilievo», osserva il direttore private banking di Ersel, Federico Taddei. Che non indica una preferenza tra le diverse opzioni, considerato che la scelta più opportuna va valutata di caso in caso alla luce non solo delle caratteristiche dell'investitore, ma anche delle singole opportunità d'investimento che si presentano.
Taddei guarda anche all'altra faccia della medaglia. «In quanto strategie illiquide, vanno valutate in modo ancor più accurato degli investimenti in mercati dove - ai primi segnali di incertezza - si può uscire in pochi minuti». Insomma, c'è poco spazio per il fai da te, a meno da non avere
competenze finanziarie avanzate.
Questa tipologia di investimenti, richiede la disponibilità a porsi un orizzonte temporale dell'ordine di sette-dieci anni, «con un più elevato grado di rischio e maggiori complessità tecniche, procedurali e amministrative». Cosa che «rende indispensabile un elevato grado di educazione finanziaria da parte dell'investitore». La quale dovrebbe suggerire di non rinunciare mai ai principi basilari nella costruzione di qualsiasi portafoglio d'investimento, cioè la selezione e la diversificazione. Quest'ultimo concetto da declinare con il «ricorso a un mix equilibrato delle diverse strategie/specializzazioni, da calibrare in base al profilo rischio/rendimento di ciascuna di esse e in coerenza con quello
dell'investitore e del suo portafoglio complessivo», aggiunge l'esperto.
Ricordando che selezionare significa sopratutto «analizzare e valutare in modo approfondito gli specifici gestori di ogni componente, che possono essere interni al gruppo o esterni sia in logica di partnership industriale, sia di semplice collaborazione commerciale».
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Più efficienza nella programmazione successoria per preservare ed incrementare il valore del patrimonio nella trasmissione generazionale sia di individui che di imprese, in particolare familiari. Ne parla Davide Davico, Managing Partner di Simon WealthLex, a Milano Finanza.
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