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«Ci aspettiamo che gli investitori tornino a premiare i Pir, i Piani individuali di risparmio che adesso sono disponibili nella nuova versione Pir 3.0». E' quanto afferma Marco Covelli, Direttore Investimenti Ersel Asset Management Sgr.
I Pir 1.0 sono stati lanciati a fine 2016 con l'obiettivo di incentivare l'investimento di lungo periodo nell'economia italiana. Dovevano, infatti, impiegare almeno il 70% della propria disponibilità in aziende italiane di cui almeno il 30% al di fuori dell'indice Ftse Mib, il listino principale di Piazza Affari. Nei primi due anni di vita, i Pir hanno riscosso grande successo. Nel 2018 sono state introdotte alcune modifiche di difficile implementazione, in particolare l'obbligo di veicolare una quota minima di investimenti in Venture Capital. Con questa nuova struttura il mercato si è fermato. A fine 2019 è stata introdotta la versione 3.0 dei Pir che ha visto, in sostanza, un ritorno più simile alla versione 1.0.
Che prospettive vedete in questa evoluzione?
«Con il ritorno ai Pir 1.0, le premesse per una ripartenza del settore ci sono tutte e il nuovo anno potrebbe essere quello di una vivace rimonta».
Qual è la strategia di Ersel in questo nuovo contesto?
«Ci siamo subito adeguati alla nuova normativa. Ersel Asset Management offre due soluzioni Pir Compliant. La prima è rappresentata da un fondo azionario (Fondersel Pmi) che conta su oltre 20 anni di storia. Si tratta di uno dei prodotti di punta della casa e al suo interno prevede una quota di Mid Caps, vale a dire di aziende di media capitalizzazione, che si aggira intorno a un livello del 50%. La seconda è data da un fondo flessibile (Leadersel Pmi). Questo strumento è nato nel 2016 per offrire una soluzione di investimento sul mercato azionario italiano anche a quei clienti che hanno una propensione al rischio che è più bassa. In entrambi i casi, l'approccio di investimento è principalmente di tipo bottom-up, ossia orientato alla selezione delle aziende e dei mercati con maggiori prospettive, ma è comunque attento ad altri fattori come l'analisi dei flussi e l'analisi tecnica».
Ci sono opportunità per gli investitori?
«I Pir puntano soprattutto sulle aziende italiane di media dimensione. Crediamo che queste realtà siano il vero fiore all'occhiello del listino italiano. Lo dimostra il fatto che nel lungo periodo hanno generato rendimenti superiori a quelli realizzati dalle blue chips, vale a dire le grandi società. Per questa ragione Ersel ha scelto un approccio all'azionario domestico con un occhio di riguardo per queste società e i nostri due fondi Pir prevedono una percentuale di titoli a medio-piccola capitalizzazione decisamente superiore rispetto all'indice azionario italiano».
Avete progetti sugli Eltif, i fondi che investono anche in aziende non quotate?
«Sono strumenti che non si pongono in concorrenza diretta con i Pir ma ne sono il naturale complemento. Stiamo seguendo con attenzione l'evoluzione della normativa per valutare se, e quando, lanciare un nostro progetto Eltif».
Il 2021 si sta rivelando un ottimo anno per il mercato azionario italiano e indubbiamente il punto di svolta è arrivato a Febbraio con la nomina di Draghi a primo ministro. Ne parla Marco Nascimbene Co-gestore Leadersel Pmi - Equity Italia della società di gestione torinese Ersel.
Il fondo Leadersel PMI - Equity Italia, Pir compliant, ha realizzato un rendimento del 24% da inizio anno. Per generare alpha si punta sul bilanciamento tra titoli a piccola, media e alta capitalizzazione a seconda delle fasi di mercato.
Analisti e gestori consigliano di puntare sulle piccole e medie imprese tricolore come Saes Getters nelle costruzioni, Tesmec per le infrastrutture, Luve nella regrigerazione e Fos nella consulenza hi-tech. Carlo De Vanna Co-gestore Leadersel PMI, Equity Italia Ersel intervistato da La Stampa.
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