I grandi istituti di ricerca internazionali, gli uffici studi delle principali banche di investimento e le stesse banche centrali nel 2022 sono state prese in contropiede da una generalizzata sottovalutazione dei germi di sviluppo dell'inflazione che cominciavano a intravvedersi già nella primametà del 2021.

«C' è voluto lo scoppio delle ostilità russe verso l'Ucraina (a fine febbraio del '22) per «disancorare» le stime della comunità finanziaria dalle solite dinamiche moderate alle quali un trentennio di stabilità dei prezzi era abituato, spiega Andrea Nascè, Direttore Investimenti Ersel. La rapida impennata dei prezzi delle materie prime ha reso tangibile lo shock nelle catene di approvvigionamento di alimentari ed energia, innescando la corsa ai ripari da parte delle banche centrali».

Nascè spiega che il rischio di perdere il controllo dell'inflazione, principale compito degli istituti monetari, ha provocato una forte reazione. Una stretta di 4 punti percentuali nell'arco di un singolo anno non si era mai stata vista nella storia professionale di gran parte degli operatori e gli effetti sui prezzi delle obbligazioni sono crollati come non era mai successo, danneggiando vistosamente i rendimenti dei tipici portafogli bilanciati dei risparmiatori.

Le perdite accumulate dalle soluzioni di investimento considerate a basso rischio hanno raggiunto nel 2022 ordini di grandezza da «puro azionario», spesso superiori al -10%, negando le premesse di stabilità e annullando i progressi faticosamente messi da parte in svariati anni di desertificazione dei rendimenti.

«All'indomani di questo vissuto, tumultuoso e spesso difficilmente comprensibile al risparmiatore, la prima e più naturale reazione è quella di ricercare una modalità di recupero veloce, utilizzando soluzioni che più chiaramente diano visibilità e senso di controllo sui risultati raggiungibili negli anni futuri. In questa prospettiva la cassetta degli attrezzi si è rinnovata con strumenti obbligazionari che per anni erano stati avarissimi di rendimenti: il bund tedesco a 1 anno offre il 3,4%, il BTP italiano a 2 anni offre il 3,6%, i fondi corporate diversificati sugli emittenti BBB consentono di superare il 4%. Nel frattempo, in ambito azionario le previsioni di rallentamento economico conseguenti alla stretta dei tassi di interesse non determinano arretramenti vistosi delle quotazioni, poiché il mercato già guarda ai futuri rallentamenti della politica monetaria e al sostegno proveniente dei grandi trend di crescita legati all'innovazione tecnologica».

Andrea Nascè sottolinea che mettendo insieme queste considerazioni si intravvede una tendenza verso la semplificazione estrema delle strutture di portafoglio nella quale sopravviverebbero solo pochi ingredienti da tenere fino a scadenza (per le obbligazioni) e a lunghissimo termine nel caso delle azioni. Secondo questa impostazione si rischia di tralasciare i benefici di diversificazione che l'esperienza dei migliori investitori internazionali ci insegna da decenni. La sfida per una Private Bank è quella, da un lato, di saper rinnovare la propria offerta cogliendo gli stimoli e le opportunità offerte dal marcato e suggerite dal rapporto con gli investitori, dall'altro di non cadere nell'inganno di scelte fatte con lo specchietto retrovisore.

«In Ersel si punta molto sui portafogli obbligazionari a scadenza in area Euro, sulle obbligazioni subordinate di emittenti solidi, sulle azioni di società che uniscono elevata qualità di bilancio e valutazioni accessibili, sulle strategie alternative sia nella forma sia nella forma collegata alla professionalità di chi opera nel private equity, nel private debt e nei real assets (infrastrutture e immobiliare principalmente)».