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La sfida tra potenze globali adesso passa per il clima. Anche in questa direzione guarda infatti il pacchetto da 370 miliardi di dollari lanciato nelle scorse settimane dal presidente americano Joe Biden.

Una nuova sfida tra Cina e Stati Uniti

Focus

Usa e energia pulita

“La misura contribuirà a rafforzare l’economia Usa per i decenni a venire e a trasformare gli Stati Uniti in leader mondiale nel settore dell’energia pulita” ha sottolineato la Casa Bianca. L’impegno americano è già oggi notevole e coinvolge grandi aziende e cittadini.

La misura adottata da Biden rafforzerà il ruolo degli Stati Uniti nella guida delle politiche globali per il clima e darà più vigore agli sforzi di tutti i Paesi. Senza una leadership Usa credibile, gli impegni contro il riscaldamento globale rischiavano infatti di arenarsi. A beneficiare dell’importante passo sarà anche l’economia americana che con questo nuovo passo punta a diventare il nuovo polo mondiale nelle energie pulite.

La manovra creerà nuovi posti di lavoro, sosterrà lo sviluppo di interi settori e fornirà entrate extra per le casse statali. Allo stesso tempo migliorerà le infrastrutture del Paese per adattarle agli effetti ormai irreversibili del cambiamento climatico. Il mondo dell’industria Usa ha accolto con favore il pacchetto di stimoli. Non sono però mancate le critiche: per molti economisti, il provvedimento firmato da Biden non è abbastanza incisivo e rischia di fallire gli obiettivi.

Di sicuro, la misura arriva in un momento di forte allarme. L’estate 2022, con il caldo record e i fiumi in secca, ha aperto a nuove riflessioni sullo stato di salute del pianeta. A questo aspetto si aggiunge la crisi energetica che sta mettendo alle strette le economie occidentali e in misura maggiore quella dell’Europa. Il risultato è che in futuro le energie pulite saranno sempre più in primo piano. Gli investimenti decisi da Biden saranno indirizzati in sussidi e in incentivi a favore di moduli solari, turbine eoliche e auto elettriche. Una spinta senza precedenti andrà al settore dell’idrogeno. Si tratta di aiuti che, per entità, non hanno precedenti nella storia della politica ambientale americana.

Le emissioni di CO2 degli Stati Uniti negli ultimi tempi sono diminuite in modo significativo dal picco raggiunto nel 2005 nonostante la frenata imposta dall’amministrazione Trump. La ripartenza è arrivata con Biden: in occasione della Conferenza mondiale sul clima tenutasi a Glasgow, lo scorso novembre, il Presidente ha infatti ribadito la determinazione degli Stati Uniti a rispettare gli impegni assunti con l’Accordo di Parigi del 2015. Questo prevede un percorso di sviluppo credibile per portare a zero le emissioni nazionali di gas serra entro la metà del secolo.

Entro il 2030 gli Stati Uniti dovranno ridurre le proprie emissioni del 50-52% rispetto ai livelli del 1990 anche se, secondo i critici, il piano di Biden non sarebbe in grado di raggiungere l’obiettivo, fermandosi a un taglio del 40%. Centrale è comunque l’influenza politica che il passo di Biden avrà sulle scelte globali. Gli Stati Uniti, che sono secondi al mondo dietro alla Cina nelle emissioni di CO2, hanno un peso importante sul futuro delle politiche per il pianeta: senza la riduzione delle loro emissioni, l’obiettivo di mantenere il riscaldamento del pianeta ben al di sotto dei 2 gradi in questo secolo sarebbe irraggiungibile; inoltre sarebbe molto difficile convincere i Paesi emergenti ad adottare misure efficaci contro le emissioni.

Alla Conferenza mondiale sul clima di Parigi del 2015, l’amministrazione Obama aveva svolto un ruolo decisivo nel garantire che fosse concordato l’obiettivo climatico generale. Dopo lo stop voluto da Trump, già l’anno scorso a Glasgow i negoziatori americani sono però riusciti a dare nuovo slancio agli impegni internazionali. Alla prossima conferenza sul clima, che si terrà in autunno in Egitto, gli USA non si presenteranno a mani vuote. Per i Paesi in via di sviluppo ed emergenti diventerà più difficile sottrarsi ai propri impegni innescando anche una nuova sfida con la Cina, il primo Paese al mondo per emissioni di CO2 (quasi il doppio degli Usa). La Cina pur di raggiungere l’agognato sorpasso dell’America potrebbe dare un’accelerata alla propria transizione energetica. Il clima dunque, con tutti i risvolti sul piano delle nuove tecnologie utilizzate e della produzione, potrebbe diventare la nuova pedina da giocare nella grande sfida tra le due grandi potenze.

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