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«Le guerre commerciali sono giuste e sono facili da vincere». Con questo tweet, il Presidente Usa, Donald Trump, argomentava la sua crociata contro gli squilibri commerciali che pesano sull’economia americana. Era marzo e nelle parole dell’inquilino della Casa Bianca riecheggiava la disputa a colpi di dazi da sferrare su più fronti della cartina geografica.
Ora, a distanza di pochi mesi da quel tweet, su uno di questi fronti, vale a dire quello dell’Unione Europea, sembra stia già calando la pace. La marcia indietro è stata annunciata, a sorpresa, durante l’incontro bilaterale a Washington tra Donald Trump e un incredulo Presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker. L’inattesa svolta non solo ha scongiurato una guerra commerciale tra le due sponde dell’Atlantico ma ha anche avviato una nuova fase che si pone come obiettivo quello di lavorare insieme per abbattere «fino allo zero» le barriere negli scambi. Anche i dazi su acciaio e alluminio, che erano stati decisi a inizio anno, saranno rivisti.
Dopo mesi di fibrillazioni torna quindi un po’di sereno sulla scena europea. La guardia però rimane alta e tra gli osservatori non mancano dubbi e scetticismo sulla tenuta della pace. Se l’Europa tira il fiato, c’è un altro fronte che continua a preoccupare. La guerra commerciale di Trump ha investito, infatti, anche la Cina. Qui il confronto è anche più aspro e minaccia di salire di livello e di sfociare in una guerra valutaria. Il rischio è che, in uno scontro tra monete, l’Europa finisca per fare la fine del vaso di coccio.
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Alberto Prina Cerai
Junior Research Fellow ISPI
Che l’Ucraina fosse al centro dell’attenzione per le sue ingenti risorse di materie prime critiche è un tema che precede il conflitto. Tuttavia, le dinamiche attuali rendono evidente come queste risorse siano diventate una variabile chiave anche per la risoluzione del conflitto stesso.
Più che l’impatto diretto, a condizionare i mercati – e di conseguenza le bollette – potrebbe essere l’aumento dell’incertezza. Le due facce della medaglia del caso cinese. Ne parla Giorgio Bensa, Direttore Investimenti Ersel Asset Management, al Quotidiano Nazionale.
Paolo Magri
Managing Director e President Advisory Board ISPI
Se il 2024 è stato un anno di profondi cambiamenti, alcuni attesi – come le elezioni europee e americane – e altri del tutto imprevisti, come il collasso del regime di Assad in Siria, il 2025 si annuncia come l’anno in cui i grandi attori mondiali saranno chiamati alla prova dei fatti. A trasformare insomma piani, promesse e ambizioni in azioni concrete.
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