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L’avvio d’anno si caratterizza per un miglioramento degli indicatori di fiducia a livello mondiale, come illustrato dal grafico, che mette in relazione la fiducia degli imprenditori manifatturieri e la dinamica del PIL mondiale.
Stati Uniti
Gli Stati Uniti, posto che il dibattito sul Fiscal Cliff termini con un accordo tra le parti per ciò che non è stato ancora risolto nei meeting di fine anno, sono in sincrono con questa descrizione del ciclo mondiale, dato che anche per la principale economia del mondo gli indici ISM, sia manifatturiero che dei servizi, hanno fatto registrare progressi nelle ultime letture. Per quanto riguarda gli indicatori di economia reale non si segnalano variazioni di rilievo rispetto alle tendenze in essere dello scorso anno. In particolare il mercato occupazionale sembra aver retto bene alle incertezze fino ad ora generate dal dibattito sulla politica fiscale che gli USA si apprestano ad assumere per il 2013.
Area Euro
A livello europeo, per quanto riguarda gli indicatori anticipatori, sta emergendo una tendenza positiva che permette di mantenere in essere l’aspettativa di fine della recessione entro l’estate e di ritorno ad una contenutissima espansione del PIL nella seconda metà dell’anno. Per contro gli indicatori di economia reale segnano ancora il cattivo tempo, come mostrato ad esempio dall’ultimo dato sulla produzione industriale tedesca. La contrazione dell’attività economica dovrebbe continuare anche nei primi tre mesi di quest’anno, per cui letture negative sugli indicatori reali non devono allarmare eccessivamente. Di particolare rilievo è risultata anche la conferenza stampa di Draghi che ha accompagnato la decisione delle BCE di mantenere invariati i tassi in occasione del comitato mensile di politica monetaria. Oltre alla sopra citata dinamica favorevole degli indicatori anticipatori il Governatore ha fatto riferimento al miglioramento del clima sui mercati finanziari, alla riduzione degli squilibri nelle partite correnti e sul sistema TARGET 2 (meccanismo di compensazione nei flussi tra le banche centrali), e al calo della stretta creditizia in alcune realtà come elementi a riprova del suo giudizio moderatamente costruttivo sull’evoluzione della crisi nell’area euro. Dopo una tale descrizione della situazione europea da parte della BCE si riducono chiaramente le probabilità che vi siano interventi da parte di quest’ultima sia dal lato convenzionale (riduzione dei tassi) sia non convenzionale (espansione del bilancio). Rimane invece aperto il tema dell’OMT per il quale la banca si è impegnata, ma che ora necessita di passi formali da parte dei governi in difficoltà.
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