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In una settimana non particolarmente ricca dal punto di vista dell’evidenza macro le parole della FED hanno ancora condizionato in misura significativa la dinamica dei mercati finanziari.
Stati Uniti
Le minute dell’ultimo comitato di politica monetaria (FOMC) ci descrivono un consesso meno univoco nel pensare all’imminenza di un miglioramanto del mercato del lavoro sulla scia di una accelerazione dell’attività economica. Inoltre dal dibattito sono emerse voci più prudenti, che preferirebbero aspettare una maggior evidenza economica prima di dare avvio alla fase di riduzione degli acquisti. Questo tipo di considerazioni mettono in forse la data di settembre come momento di annuncio del tapering” e non aiutano a chiarificare di quanto verranno ridotti gli acquisti di titoli obbligazionari sul mercato aperto. Tuttavia nella FED non sembrano esserci ripensamenti tali da poter rimettere in discussione il fatto che nei prossimi mesi (settembre o dicembre) verrà ridotto il QE. Il processo sembra ora dipendere in misura maggiore dall’esito dei dati più di quanto fosse prima ipotizzabile. Dove invece le minute sembrano essere perfettamente allineate alle dichiarazioni precedenti è sul concetto che la riduzione prima, e la fine poi, del QE non implicano automaticamente l’avvio di una fase di rialzo dei tassi, passaggio che il mercato invece meccanicamente associa. Se la risalita dei tassi continuerà probabilmente sentiremo ancora la banca centrale stressare questo punto. Tuttavia non sarà facile indurre i mercati ad un ripensamento sul tema in quanto la FED ha fatto del tasso di disoccupazione la variabile chiave della condotta della politica monetaria convenzionale e non. Per questo alcuni commentatori parlano della possibilità che la FED debba abbassare la soglia del tasso di disoccupazione al di sotto della quale alzare i tassi di interesse, portandola al 6% dall’attuale 6,5%.
Area Euro
Anche per l’area euro la settimana non è stata ricca di statistiche macroeconomiche. I dati sulla produzione industriale hanno mostrato il persistere della recessione in Italia e, a livello aggregato, un’attenuazione del tasso di contrazione dell’attività economica. Il tutto è avvenuto in linea con quanto anticipato dagli indici PMI per cui gli sviluppi economici si mantengono in linea con lo scenario ipotizzato.
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