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Inaspettatamente il PIL americano del quarto trimestre 2012 ha fatto registrare una contenutissima variazione negativa, (-0,1 trimestrale annualizzato), rispetto ad un consenso posizionato per una crescita in un intorno dell’1%.
Stati Uniti
Guardando però alle componenti né gli analisti né la stessa FED hanno espresso particolari preoccupazioni, in quanto le principali componenti autonome della domanda (consumi delle famiglie, investimenti delle imprese e settore edilizio) hanno fatto registrare incrementi in linea con le recenti medie storiche post recessione. In particolare è da notare come l’aneddotica circa la possibilità che il dibattito sul fiscal cliff di fine 2012 potesse penalizzare l’investimento delle imprese è stata disattesa, visto che la spesa in conto capitale delle aziende ha messo a segno un rotondo +8% in accelerazione rispetto al trimestre precedente. Come mostra il grafico sopra riportato le due voci che hanno determinato la contrazione del PIL sono state una forte riduzione della spesa pubblica nel settore difesa e una riduzione delle scorte. Riguardo a quest’ultima si tratta di una componente erratica che nel trimestre successivo dovrebbe compensare quanto perso nell’ultimo trimestre del 2012. Per quanto riguarda il calo della spesa per la difesa il Pentagono, prudenzialmente, sta semplicemente impostando il proprio bilancio come se i tagli programmati di spesa fossero confermati, mentre sappiamo che tali politiche sono oggetto delle negoziazioni tra Repubblicani e Democratici in atto in queste settimane, con la possibilità che la trattativa porti a tagli di bilancio meno incisivi. Dove invece la politica si è già espressa in maniera definitiva è nel campo dell’aumento delle tasse a carico dei cittadini, che sarà visibile sugli stipendi del 2013. Questo ha già determinato un calo della fiducia dei consumatori (come mostra il grafico sopra riportato), compatibile con una stagnazione dei consumi nel primo trimestre dell’anno. Infine i dati mensili sul mercato del lavoro e sulla fiducia degli imprenditori manifatturieri continuano a evidenziare aspettative di crescita dell’economia in linea con la media post recessione.
Area Euro
Alcune settimane a questa parte superano sempre al rialzo le aspettative del consenso, come mostra il grafico sotto riportato. Le ultime evidenze in ordine di tempo sono stati gli indici di fiducia del settore manifatturiero a livello nazionale e il sondaggio a livello aggregato per tutti i settori dell’economia elaborato dalla Commissione europea riportato di seguito. Oramai il rimbalzo nei livelli di fiducia è esteso ad una pluralità di indicatori, e ha una intensità tale che l’aspettativa di un’attenuazione della recessione per il primo trimestre appare correttamente fondata. Se il trend positivo nella fiducia continuerà anche nei prossimi mesi diverrà sempre più probabile collocare la fine della recessione in Europa durante la primavera. Negli indicatori di fiducia italiani i segnali di ripresa non sono così univoci, visto che gli indici PMI sono in rialzo, mentre l’indice ISTAT è stagnante. Come mostra il grafico sopra riportato fino ad ora il PMI è stato in grado di cogliere meglio i punti di svolta, anticipando la dinamica dell’indice ISTAT.
I mercati finanziari non possono crescere all'infinito. Partendo da questo assunto, bisogna constatare però che le Borse continuano a salire, toccando valori quest'anno che «sembravano irraggiungibili», di fronte alle incertezze globali, alle tensioni geopolitiche e, più di recente, alle elezioni americane. Questo mostra, ora più che mai, «uno scollamento» con la realtà. Ne parla Guido Giubergia, Presidente di Ersel, a Il Sole 24ORE.
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