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Da gennaio ad oggi i risultati sono stati deludenti, con l'eccezione dell'hi-tech americano. Wall Street, nonostante la complicata vicenda dei dazi, resta la favorita del breve periodo. (...) Sul fronte obbligazionario le emissioni ad alto rendimento di marca europea piacciono di più.
È un bilancio piuttosto magro quello realizzato dai mercati finanziari nel primo semestre.
Al giro di boa di metà anno, cinque classi di attivo sulle 18 analizzate dall'Economia hanno consegnato rendimenti negativi, quattro veleggiano attorno ai livelli d'inizio anno. Solo Wall Street ha offerto davvero buone gratificazioni. Diecimila euro investiti all'inizio del 2018 sulle blue chip a stelle e strisce avrebbero fruttato 450 euro, che diventano quasi 1200 nel caso dei titoli tecnologici.
Che ne sarà di borse e bond nella seconda metà dell'anno? L'unica certezza è che rimangono molte incognite aperte, tra tensioni commerciali, sempre più accese, banche centrali in ritirata e rischio politico a tratti incandescente. E intanto il battito del ciclo economico si fa più sottile, mentre si appresta a compiere dieci anni di vita. La ripresa è ancora solida, ma la clessidra della crescita si sta svuotando, granello dopo granello. (...)
Gli intoppi
Uno dei nodi che compromettono la fiducia degli operatori riguarda i dazi incrociati tra Stati Uniti, Cina ed Europa. Storicamente, calcolano gli analisti di Dws, le controversie commerciali tendono a essere di natura temporanea, si svolgono a livello bilaterale e in genere erodono circa 25 punti base dal prodotto interno lordo globale. Ma in presenza di una guerra commerciale, che diventa multilaterale e coinvolge numerosi Paesi, il Pil può cedere tra i 125 e i 150 punti base. «Per adesso il nostro scenario non prevede un'escalation della guerra commerciale verso una situazione pericolosamente fuori controllo - rassicura Andrea Nascè, direttore international business per il gruppo Ersel. ll timore di effetti negativi su inflazione e crescita, e soprattutto il superamento delle elezioni di metà mandato negli Usa, in calendario a inizio novembre, consentiranno di riportare un po' di calma. Ma il tema non va sottovalutato e sta condizionando le nostre scelte d'investimento più di quanto avremmo ipotizzato qualche mese fa».
La situazione pare particolarmente delicata per alcuni settori, dice, come l'automotive e l'acciaio, finiti subito nel mirino dell'amministrazione Usa. Pesanti le ripercussioni anche sul settore dei trasporti internazionali. I dazi, inoltre, potrebbero dare ulteriore linfa all'inflazione, già sostenuta negli Usa da un mercato del lavoro tonico, livelli di fiducia elevati, cui si aggiungono gli effetti dello stimolo fiscale. Il timore è che la Federal Reserve possa essere colta di sorpresa e indotta a imprimere una stretta più rigida del previsto, pericolosa per tutti i mercati. «Ma se il processo di normalizzazione della politica monetaria segue il sentiero tracciato, le borse possono fare bene. Specialmente se, come crediamo, gli utili rimarranno in salute», osserva Nascè.
I soliti
Gli Stati Uniti nel breve periodo sembrano favoriti, perché, spiega il manager di Ersel, nonostante valutazioni un po' tirate in alcune aree, continueranno a beneficiare di un'ondata di buyback, operazioni di riacquisto delle azioni proprie, finanziate attraverso l'ingente rimpatrio di capitali promosso dalla riforma fiscale Usa. Se i tassi salgono, portano ristoro al margine d'interesse delle banche. (...)
I Paesi meno sviluppati, invece, trattano a sconto. «Le quotazioni sono scese molto più di quanto suggerirebbero le nostre aspettative in termini di calo degli utili», annota Nascè, dichiarando una preferenza per l'Asia, rispetto ad America Latina ed Europa centrale.
I bond emergenti sono tra le poche aree che, secondo diversi gestori, offrono ancora valore nel reddito fisso. La componente societaria investment grade, infatti, è inevitabilmente la più esposta alla risalita dei tassi. Conviene tenere sotto controllo la durata finanziaria. E questo vale per tutti i segmenti obbligazionari. (...)
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L’Italia starebbe valutando la cessione di alcune quote di minoranza di società partecipate, secondo Bloomberg. Ferrovie dello Stato nel mirino. Carlo De Vanna, Senior Fund Manager di Ersel Asset Management, ne parla a We Wealth.
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