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Il clima della Terra continua a macinare record. Non si tratta però di primati positivi bensì di trend negativi: lo scorso 17 novembre di quest’anno, per la prima volta, la temperatura media del pianeta ha superato i due gradi al di sopra dei livelli dell’epoca preindustriale.

Un accordo fondamentale tra USA e Cina

Focus

Stati Uniti e Cina per il clima

I due pesi massimi mondiali mostrano di prendere sul serio la crisi climatica: senza la cooperazione di Stati Uniti e Cina, sarà difficile raggiungere gli obiettivi sul tavolo.

Il Copernicus Climate Change Service, programma di monitoraggio climatico al servizio della Commissione Europea, ha fornito le elaborazioni per le medie globali della giornata, fissando la colonnina del termometro a un +2,07 gradi Celsius sopra la media del periodo 1850-1900 (per convenzione considerato l’epoca preindustriale).

Il record è stato raggiunto dopo un ottobre che era stato il più caldo a livello globale nella storia dell’umanità, così come pure settembre e agosto. A incidere sull’andamento è stato sicuramente anche il fenomeno El Niño, iniziato quest’anno e che persisterà fino al prossimo. A destare allarme è però il trend che emerge dalle nuove rilevazioni sulla temperatura terrestre.

Questo andamento potrebbe rendere carta straccia l’Accordo di Parigi del 2015 che persegue l’obiettivo di limitare ben al di sotto dei due gradi il riscaldamento medio globale rispetto al periodo preindustriale, puntando a un aumento massimo di 1,5 gradi Celsius. Su questo tema sono intervenute anche le Nazioni Unite con una pubblicazione che ha mostrato che i piani d’azione nazionali per il clima probabilmente non saranno sufficienti a limitare l’aumento delle temperature globali. Anche se i Paesi dovessero attuare gli attuali programmi di riduzione delle emissioni, il riscaldamento globale supererà i due gradi nel corso del Secolo. 

Gli occhi adesso saranno puntati sulla Cop28, la Conferenza sul Clima in programma dal 30 novembre al 12 dicembre a Dubai. Sarà un appuntamento cruciale per il futuro del pianeta che mostra di essere sempre più a rischio e che richiede un piano d’azione urgente per affrontare la crisi climatica. L’attesa è grande.Su questo fronte si sono già mossi Stati Uniti e Cina. È un passo importante che è arrivato con lo storico vertice che si è tenuto a metà novembre a San Francisco. A sorpresa le due superpotenze mondiali e maggiori inquinatori del globo, nonostante i tanti contrasti in corso, si sono trovate unite sulla necessità di fare più sforzi per il clima.

Per il pianeta è un passo importante. La novità, rimasta un po’ in secondo piano rispetto ai tanti temi in agenda, è stata annunciata prima ancora dell’inizio del summit tra Joe Biden e Xi Jinping. Già il giorno prima dell’inizio del vertice, prima ancora che il presidente cinese arrivasse negli Stati Uniti, entrambi i Paesi hanno pubblicato una dichiarazione concertata riguardo alla loro futura cooperazione in materia di protezione del clima. Certo rimane ancora molta strada da fare. Tuttavia, entrambi i Paesi hanno dichiarato di comune accordo che «si impegneranno a triplicare la capacità globale di energia rinnovabile entro il 2030». 

Stati Uniti e Cina si sono inoltre impegnati a ridurre in modo significativo le emissioni nella produzione di energia elettrica. Questo passaggio rappresenta una novità assoluta in quanto la Cina non si era mai vincolata prima d’ora su un proprio settore specifico. In ogni caso la dichiarazione congiunta arrivata dall’incontro di San Francisco sarà un tassello centrale nella battaglia contro i cambiamenti climatici. Prima di tutto perché dimostra che i due pesi massimi mondiali hanno ricominciato a dialogare su questa materia (le comunicazioni si erano interrotte dopo il viaggio di Nancy Pelosi a Taiwan).

Certo le critiche non mancano: nella Dichiarazione di Sunnylands, la località che è stata la cornice del vertice tra Biden e Xi Jinping vicino a Los Angeles, non c’è accenno a uno sforzo cinese a ridurre gradualmente l’uso massiccio di carbone, il combustibile fossile più sporco, o di interrompere l’autorizzazione e la costruzione di nuovi impianti a carbone. Rimane tuttavia il rilancio del lavoro comune a favore del clima. La Conferenza sul Clima Cop28 a Dubai sarà il primo banco di prova per testare le reali intenzioni dei due Paesi e capire quanto di concreto c’è in questa manifestazione di impegno. Certo è che con i nuovi record negativi di novembre lo scenario è cambiato. Adesso bisognerà correre più veloci per raggiungere la meta. In ballo c’è il benessere delle generazioni attuali e future.

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