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Nei secoli l’innovazione tecnologica ha sempre plasmato in maniera significativa anche le dinamiche della geopolitica. Basti pensare ai progressi nel XV secolo nella progettazione delle navi e l’introduzione di velieri più veloci e maneggevoli, come le caravelle e le caracche, che hanno reso possibile la navigazione oceanica su lunghe distanze e portato alla formazione di nuovi Imperi.
Sull’onda delle nuove tecnologie Paesi come Spagna, Inghilterra, Francia e Olanda hanno intrapreso le proprie spedizioni di scoperta e conquista, cercando di ottenere il controllo delle rotte commerciali marittime e l’accesso alle risorse delle terre appena scoperte. Questo ha dato origine a conflitti, competizioni e al processo di colonizzazione che ha plasmato la Storia e la geopolitica dei secoli successivi. Nel XVII secolo l’invenzione del telescopio, sviluppato principalmente da astronomi come Galileo Galilei e Giovanni Keplero, ha accelerato una rivoluzione scientifica e filosofica nota come «rivoluzione copernicana» che ha avuto profonde conseguenze anche geopolitiche.
Questa sfida alla visione del mondo dominante ha scosso le fondamenta delle strutture di potere esistenti, alimentando tensioni e conflitti tra la Chiesa e gli scienziati, nonché tra diverse fazioni politiche. La lista di tecnologie che hanno modificato la geopolitica è lunga e ricca di colpi di scena. Adesso l’attenzione è tutta rivolta all’avvento dell’Intelligenza Artificiale.
Questa nuova sfida è al centro delle analisi e coinvolge moltissimi aspetti. Non è chiaro che cambiamenti nasceranno dall’introduzione di questo strumento innovativo. Certo è che la novità porterà anche a nuove interpretazioni nelle varie dimensioni della geopolitica. I testi che si occupano di scandagliare questa nuova tecnologia e gli effetti che avrà sulle relazioni tra nazioni sono molteplici. Dalle analisi emerge in maniera chiara che l’IA rappresenta già da tempo una priorità strategica per le due superpotenze della nostra epoca, Stati Uniti e Cina. Entrambi i Paesi stanno intensificando i loro sforzi per garantirsi un vantaggio nel campo dell’IA. Lo fanno sia attraverso politiche di controllo dell’avversario, sia con interventi mirati nell’industria informatica e dei microchip.
Questa crescente attenzione per l’IA ha già portato a un’aspra competizione tra le due nazioni. La posta in gioco è cruciale. Secondo Eric Schmidt, a capo di Google dal 2001 al 2020 e grande sostenitore dell’Intelligenza Artificiale, il Paese che riuscirà a essere più innovativo nello sviluppo e nell’utilizzo di tecnologie come l’IA avrà un netto vantaggio geopolitico, che Schmidt definisce il «potere dell’innovazione». Per questa ragione è importante restare al passo.
I sistemi di Intelligenza Artificiale celano però anche una complessa interazione di molteplici fattori che riguardano il mondo reale e questi sono soggetti a interventi politici e a limiti concreti. Si tratta di aspetti che riguardano, per esempio, il controllo delle terre rare utilizzate per la realizzazione di microchip sempre più potenti. Questi aspetti mettono ulteriormente alla prova le già tese relazioni tra Stati Uniti e Cina.
In questo scenario l’Europa si trova in una posizione particolarmente difficile. Schiacciata da una parte dal predominio dei giganti tecnologici statunitensi e dall’altra dalle preoccupazioni riguardanti le criticità delle aziende tech cinesi, rischia di pagare un tributo salato alle nuove dinamiche della geopolitica digitale. In più, mentre Stati Uniti e Cina continuano a investire miliardi nello sviluppo della nuova competizione tecnologica l’Europa non riesce a tenere il passo. Manca di programmi di finanziamento specifici, di collaborazioni incisive tra Università e industria di progetti per l’attrazione di talenti tech nel campo dell’IA.
Le mosse da fare sono tante. L’Europa, che è stata la prima area al mondo a varare delle leggi per regolamentare l’Intelligenza Artificiale e che è molto attenta agli sviluppi di questo nuovo strumento, potrebbe focalizzare la propria strategia su settori specifici in cui l’IA può apportare un impatto significativo, come la salute, l’energia, i trasporti intelligenti, l’agricoltura sostenibile, la manifattura avanzata, e così via. Concentrandosi su questi settori, potrebbe sviluppare competenze e soluzioni avanzate, diventando un punto di riferimento globale.
Si tratta solo di alcune azioni che possono contribuire a stimolare l’innovazione, promuovere la competitività e garantire la presenza dell’Europa in questi nuovi processi che stanno diventando anche le chiavi di volta della nuova geopolitica. La partita è cruciale e per il Vecchio continente l’azione è diventata decisiva. Occorre muoversi in fretta però. Per dirla nel vecchio mantra della Silicon Valley: «Innovare o Morire».
Nuove politiche per nuove tecnologie. L’anno che si è appena aperto potrebbe portare a nuove opportunità e la speranza è di un allentamento delle tensioni esistenti. Di sicuro, le innovazioni tecnologiche emergenti, come l’Intelligenza Artificiale, giocheranno un ruolo centrale nel 2024. A patto però che si rivelino un alleato anziché un nemico per la società.
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