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I mercati in queste settimane guardano verso nuovi orizzonti. Il loro sguardo è rivolto in maniera crescente verso l’India, Paese che con i suoi 1,4 miliardi di abitanti si è da poco guadagnato il titolo di democrazia più popolosa al mondo.
Nel radar degli esperti ci sono le nuove dinamiche che potranno emergere dalle elezioni politiche in corso, un evento mastodontico che chiamerà quasi un miliardo di elettori al voto e che offrirà indicazioni sul futuro dell’Elefante asiatico.
I risultati delle votazioni indiane arriveranno soltanto a inizio giugno. Il gigantesco programma di voto in India dura, infatti, sei settimane. Iniziato il 19 aprile scorso, porterà all’elezione di 543 candidati destinati al Lok Shaba, la Camera Bassa del Paese. A sfidare l’attuale Premier Narendra Modi, che punta al terzo mandato, è l’Indian National Developmental Inclusive Alliance, un fronte di opposizione guidato dal Congresso Nazionale Indiano e formato da oltre 40 partiti che hanno unito le forze per provare a sconfiggere il leader, al potere dal 2010.
L’attenzione è alta. In una fase storica di profonde sfide globali e di ridefinizione degli equilibri geopolitici, Nuova Delhi sta infatti assumendo un ruolo sempre più importante sulla scena internazionale. Questo sviluppo è evidente sia da un punto di vista politico, sia da quello economico. Sul fronte dell’economia, oggi l’India è il Paese con la crescita più dinamica al mondo e nella sua poderosa corsa sta staccando tutti, Cina inclusa.
Partita nel 2000 dalla tredicesima posizione nella classifica delle economie globali più grandi, nel 2022 aveva già raggiunto la quinta posizione. Adesso le previsioni dicono che, entro il 2027, scalerà ulteriormente le classifiche, raggiungendo il terzo posto. In questa corsa, il Paese è pronto per superare stabilmente la Cina nella staffetta per la crescita dell’area asiatica che è fondamentale per trainare l’economia globale.
A dare nutrimento all’Elefante è anche la sua nuova collocazione nel quadro internazionale. Le preoccupazioni per l’incombere di un asse autocratico composto da Russia, Cina, Corea del Nord e Iran stanno, infatti, trasformando il Paese nell’«ago della bilancia» del nuovo mondo multipolare. Delhi sta diventando, infatti, un prezioso mediatore tra Oriente e Occidente, tra Sud e Nord del globo. Ed è proprio in questa direzione di Superpotenza del Sud che il Primo Ministro Modi ha guidato il Paese. In questo contesto, i mercati vedono con favore una rielezione di Modi e guardano fiduciosi in una continuità con il passato.
Questo interesse si rafforza ulteriormente ora che l’India sta emergendo come una nuova meta per le produzioni delle grandi industrie occidentali. Apple ha trasferito parte della propria fabbricazione nel Paese e nell’anno fiscale 2024 assemblerà nella regione il 14% dei suoi iPhone. È una strada che anche altre grandi industrie stanno imboccando o che hanno già imboccato. L’obiettivo è di diversificare la propria catena di approvvigionamento al di fuori della Cina, una scelta dettata dalle crescenti tensioni geopolitiche tra Pechino e Washington. Le sfide sono grandi e i rischi non mancano.
Il successo dell’India nel suo sviluppo economico è importante non solo per il Paese stesso ma anche per l’Europa e il resto del mondo occidentale. L’India si sta, infatti, affermando come un attore chiave nel contesto internazionale, con un intreccio tra una crescita economica rapida e una crescente influenza politica ed economica. Nel lungo periodo l’Elefante asiatico potrebbe diventare sempre più centrale nel plasmare il futuro del mondo multipolare in cui viviamo. Per il Paese l’opportunità è unica. I vantaggi però sono tanti anche per l’Occidente: collaborare con l’India può aprire nuovi mercati, promuovere lo sviluppo tecnologico e favorire la stabilità regionale e globale. Inoltre, un’India prospera potrà contribuire a bilanciare l’influenza di altre potenze regionali, creando un ambiente più equilibrato e favorevole per il mondo intero.
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