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Che i mercati finanziari offrano sempre opportunità di guadagno è una convinzione di molti, messa a dura prova da un anno, il 2018, che sarà ricordato come uno dei più difficili del dopoguerra.
Come scrive Bloomberg “Il peggior anno per fare soldi dal 1972”. Le rare occasioni redditizie sono rimaste limitate a pochissimi lidi, e quasi tutti molto distanti dalle tradizionali traiettorie di chi investe. Nell’anno che si è appena chiuso sono cadute tutte le asset class: dalle azioni, alle obbligazioni, alle valute, fino alle materie prime
e agli strumenti alternativi. In piedi, a livello globale, sono rimaste soltanto piazze azionarie «esotiche» come quella della Tunisia, della Giamaica, del Qatar o dell’India.
Alberto Prina Cerai
Junior Research Fellow ISPI
Che l’Ucraina fosse al centro dell’attenzione per le sue ingenti risorse di materie prime critiche è un tema che precede il conflitto. Tuttavia, le dinamiche attuali rendono evidente come queste risorse siano diventate una variabile chiave anche per la risoluzione del conflitto stesso.
Più che l’impatto diretto, a condizionare i mercati – e di conseguenza le bollette – potrebbe essere l’aumento dell’incertezza. Le due facce della medaglia del caso cinese. Ne parla Giorgio Bensa, Direttore Investimenti Ersel Asset Management, al Quotidiano Nazionale.
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