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L’Italia è tornata sotto i riflettori. I difficili negoziati per la formazione del nuovo governo hanno fatto precipitare il Paese in un’inedita crisi politica e istituzionale.
Per i mercati finanziari, finora alle prese con guerre commerciali e crisi geopolitiche, è subito scattata una nuova spia di allarme. In primo piano è tornato il «malato» Italia accompagnato, questa volta, da una maggior presa di coscienza sui rischi in arrivo dal populismo nella sua espressione europea. Il conto delle nuove preoccupazioni è finito su Piazza Affari che, in poche sedute, ha ceduto tutto il terreno guadagnato nel corso dell’anno. Con l’innesco della nuova fase di risk off, vale a dire di avversione al rischio, anche il debito italiano è tornato di nuovo nel mirino delle vendite. La corsa si è tradotta in una fiammata dello spread tra Btp e Bund tedeschi con il temuto differenziale che in un lampo è risalito a livelli che non si vedevano dalla primavera del 2013, sopra quota 300. Nelle sedute successive il valore ha tuttavia rifiatato ma la volatilità rimane alta.
Paolo Magri
Managing Director e President Advisory Board ISPI
Se il 2024 è stato un anno di profondi cambiamenti, alcuni attesi – come le elezioni europee e americane – e altri del tutto imprevisti, come il collasso del regime di Assad in Siria, il 2025 si annuncia come l’anno in cui i grandi attori mondiali saranno chiamati alla prova dei fatti. A trasformare insomma piani, promesse e ambizioni in azioni concrete.
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