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Il mondo economico è attualmente immerso nella ricerca spasmodica di segnali di crescita ma esistono anche altri dati cruciali che non devono essere trascurati. Tra questi ci sono i numeri sui debiti pubblici.
Gli anni di crisi hanno gonfiato in maniera considerevole il debito globale, alimentando una montagna di preoccupazioni per il futuro economico. Gli alti tassi d’interesse hanno acuito il problema. Il richiamo su questo tema è arrivato da Nassim Taleb, noto per il suo libro sui «Cigni neri», vale a dire quegli eventi imprevedibili che si verificano estremamente di rado ma che hanno un grave impatto sui mercati finanziari. Qualche tempo fa, Taleb ha lanciato un nuovo allarme, questa volta sul rischio «Cigno bianco».
Si tratta di un fenomeno più visibile che può diventare improvvisamente pericoloso quanto i cigni neri. Di cosa si tratta? Taleb l’ha identificato in una pericolosa spirale del debito pubblico che, se non tenuta adeguatamente a bada, ha il potenziale di condurre a conseguenze disastrose. Sotto la spinta di elevati indebitamenti e di un’economia sempre più suscettibile agli shock, il pericolo è reale e va opportunamente monitorato.
La lista dei Paesi con criticità sul debito è lunga. Nelle prime posizioni di questa classifica, come noto, si piazza da molto tempo l’Italia. Da poco però a scalare le graduatorie è arrivata anche la Francia: qualche giorno fa l’Insee, l’Istituto Nazionale di Statistica di Parigi, ha fatto sapere che nel 2023 il debito francese si è attestato al 110,6% del Pil. Un livello leggermente inferiore a quello del 2022 (111,9%) ma quasi un punto in più rispetto alle previsioni del governo (109,7%).
Cattive notizie sono arrivate soprattutto dai numeri sul rapporto Deficit-Pil: a sorpresa nel 2023 è peggiorato e ha raggiunto quota 5,5% contro l’atteso 4,9%. Inoltre è risultato ben al disopra del 4,8% registrato nel 2022. Con questi dati, Parigi è finita sotto i riflettori delle agenzie di rating e adesso sul Paese incombe il rischio di una procedura Ue per eccesso di debito. Alla vigilia delle elezioni europee, questo quadro mette a dura prova la credibilità del Presidente francese Emmanuel Macron che aveva costruito la fiducia anche sulla promessa di una finanza sana. Non ci sono però solo Francia e Italia.
Il viaggio intorno ai debiti pubblici dei Paesi europei varia notevolmente a seconda della geografia. La situazione è complessa in Paesi come Belgio, Spagna e Grecia mentre, al contrario, in Germania e in Irlanda i conti sono da tempo pressoché in ordine. Alcuni Paesi sono riusciti a ridurre il proprio debito nel corso degli anni mentre altri continuano a lottare con livelli elevati di indebitamento.
Un esempio virtuoso è quello del Portogallo, Paese salvato nel 2011 dalla bancarotta, che nei giorni scorsi ha comunicato un calo del debito al 99% del Pil nel 2023, dal 114% dell’anno prima (era al 131% nel 2016). Inoltre, l’anno scorso il Paese ha registrato il più alto avanzo di bilancio degli ultimi 50 anni (oltre un punto di Pil). La strada seguita da Lisbona, con riforme azzeccate e aumenti di spesa sotto controllo, è adesso considerato un modello da seguire. Intanto, mentre in Europa la lotta contro il debito procede in ordine sparso, lo sguardo è rivolto agli Stati Uniti.
L’enorme mole del debito pubblico Usa è una costante fonte di preoccupazione in tutto il mondo. Di recente il Congressional Budget Office degli Stati Uniti, un’autorità del Congresso che ha il compito di esaminare le spese di Stato, ha pubblicato dati che dicono che alla fine dello scorso anno il debito americano ha raggiunto i 26,2 mila miliardi di dollari, circa il 97% della produzione economica annuale americana. Entro il 2029 il livello potrebbe superare il precedente massimo del 116% del periodo immediatamente successivo alla Seconda Guerra Mondiale.
Questo andamento arriva in un momento in cui l’America sta vivendo un’accesa campagna elettorale. In particolare, la possibilità di un ritorno di Donald Trump alla presidenza sta scaldando gli animi. Durante la sua campagna elettorale, Trump ha promesso che in caso di vittoria estenderà gli sgravi fiscali del suo primo mandato. Si tratta di una politica che presenta rischi. A ricordarlo c’è l’esperienza «shock» di Liz Truss, la ex Primo Ministro britannico che è stata in carica per soli 45 giorni nel 2022 e che ha dovuto lasciare il suo mandato dopo l’annuncio di tasse più basse senza opportuni finanziamenti che avrebbero portato a più deficit e più debito.
Dall’Europa agli Usa il rischio debito pubblico non è da sottovalutare. La situazione economica attuale richiede una gestione oculata e pratica. Mentre gli Stati lavorano per contenere i deficit e stabilizzare il debito, è essenziale adottare misure strategiche per promuovere la crescita economica. Sebbene vi siano molte sfide da affrontare, c’è spazio per l’ottimismo e la fiducia nel superare queste difficoltà con determinazione e cooperazione. Sia nell’Unione Europea sia negli Stati Uniti, la volontà di agire con saggezza e responsabilità può portare ad un futuro economico più stabile e prospero per tutti.
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