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I possessori di grandi patrimoni sono sempre più attenti alla gestione del rischio in un momento in cui la congiuntura economica sembra non mettere nessuno al riparo da situazioni difficili. Per gli operatori la tutela arriva dalla diversificazione e dalle strategie di lungo periodo come spiega Guido Giubergia, presidente e ad del gruppo Ersel, specializzato nella gestione di patrimoni.
D. Cosa è cambiato per i grandi patrimoni dopo la crisi del 2008-2009?
R. Direi che è difficile fare una generalizzazione, Quel che è certo è che c'è più apprensione rispetto a una volta, tra chi dispone di patrimoni consistenti da investire. Basta un segno meno per scatenare subito paure e angosce. La preoccupazione domina la scena, e questo è anche comprensibile.
D. In cosa investono oggi i ricchi?
R. Negli anni passati sceglievano a occhi chiusi i Titoli di Stato perché garantivano rendimenti sicuri. Per dormire sonni tranquilli bastava comprarsi le emissioni degli Stati. Oggi non è più così perché è cambiato il livello di rischio di questi strumenti. Oggi ogni paese presenta gradi di rischiosità diversa, ma presenta gradi di rischiosità. Significa che non è più possibile investire a rischio zero e dunque è necessario puntare un po' su tutti gli strumenti del mercato.
D. Significa quindi che il ruolo di chi gestisce patrimoni è diventato più importante?
R. E' vero. Il nostro lavoro è diventato più prezioso ma allo stesso tempo è anche più complicato rispetto a un tempo. Oggi serve anche la capacità di comprendere la psicologia del cliente che viene da noi per poterlo indirizzare al meglio nella diversificazione del portafoglio. In tutto questo la propensione al rischio è sempre più bassa mentre i mercati hanno un grado di prevedibilità sempre più basso.
D. Qual è la vostra strategia per tutelare i patrimoni?
R. Il primo passo è quello di spiegare che i Titoli di Stato non possono più essere il solo strumento su cui puntare. I tempi sono cambiati e il rischio non è più, come un tempo, vicino allo zero. Oggi poi che i tassi sono relativamente bassi, i rendimenti dei Titoli più sicuri sono vicini allo zero. Si rende quindi necessaria una maggiore diversificazione e un aumento strutturale in aree come i Paesi emergenti, che magari un tempo non erano contemplati nelle scelte di investimento. In pratica è necessario cambiare prospettiva e iniziare a guardare anche fuori dall'Europa e dagli USA, magari verso Paesi come l'India e la Cina. La strada più semplice da praticare è quella di passare attraverso i fondi. Poi va detto che è meglio avere anche quote in altri strumenti come le materie prime e l'oro.
D. Qual è la regola d'oro che suggerite?
R. Certo è che i mercati resteranno volatili ancora per un certo periodo di tempo, dominati dall'andamento dei dati macroeconomici. La regola d'oro è sicuramente quella di diversificare gli investimenti. E poi il suggerimento che diamo è quello di guardare al lungo periodo e di non fermarsi al breve. Magari dimenticandosi un po' dell'investimento fatto. A volte la cose lasciate in disparte sono quelle che danno i frutti migliori.
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Paolo Magri
Managing Director e President Advisory Board ISPI
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