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Nel periodo di riferimento 23/10 - 10/12 i mercati sono stati influenzati dalle presidenziali americane in quanto le politiche economiche prospettate da Trump hanno modificato le attese di crescita e inflazione. I dati di occupazione di ottobre sono stati particolarmente deboli, distorti tuttavia da uragani e scioperi. Il report di novembre ha tuttavia confermato parte della debolezza del mese precedente con un tasso di disoccupazione al 4.2% sopra i livelli del mese precedente e sopra le attese degli analisti. L’indice dei prezzi al consumo di ottobre è uscito in linea con le attese, con il dato headline in moderata risalita al 2.6% e con la componente Core stabile a 3.3% anno su anno. In crescita e sopra le attese le vendite al dettaglio di ottobre, al ritmo di +0.4% mese su mese sulla componente headline, per contro invece in calo dello 0.1% il control group. La produzione industriale è scesa dello 0.3% sul mese uscendo tuttavia leggermente sopra le attese. Per quanto riguarda i sondaggi sulle prospettive economiche, abbiamo avuto un ISM sui servizi in peggioramento a 52.1, mentre in marginale miglioramento l’ISM manifatturiero a 48.4, con la componente prezzi pagati sulla neutralità, a 50.3. Nel FOMC di novembre la Fed ha tagliato i tassi di 25bps, come atteso dal mercato, con l’obiettivo di rendere meno restrittiva la politica monetaria ed evitare un ulteriore rallentamento del mercato del lavoro. La Banca Centrale ha inoltre dichiarato che considererà l’impatto di potenziali nuovi stimoli fiscali solo qualora e quando questi saranno attuati. Il mercato prezza ancora un taglio per il 2024 e quasi 3 tagli per il 2025.
La vittoria di Trump ha portato ad un ulteriore deterioramento delle attese di crescita in Europa a fonte del potenziale impatto negativo dei dazi prospettati dalle nuove politiche economiche. L’inflazione ha attenuato il trend di moderazione con l’indice dei prezzi al consumo in leggera risalita sul dato headline al 2.3% anno su anno, mentre stabile al 2.7% il dato core. Gli indicatori anticipatori hanno continuato ad indicare un quadro di contrazione della crescita dell’economia con il manifatturiero a 45.2 e i servizi a 49.2. I dati macroeconomici meno aggiornati hanno mostrato vendite al dettaglio in calo dello 0.5% mese su mese dal +0.5% di settembre e una produzione industriale in calo del 2% dal +1.8% del mese precedente. Il mercato del lavoro è rimasto sostanzialmente stabile, con un tasso di disoccupazione sui minimi storici, al 6.3%. In attesa del meeting di dicembre il mercato prezza pienamente un ulteriore taglio per il 2024 e circa 5 tagli per il 2025.
A novembre il PMI manifatturiero in Cina ha registrato una crescita attestandosi a 50,3 punti da 50,1 precedenti e meglio delle attese 50,2. L’indice PMI Caixin (più legato a società esportatrici) ha registrato una salita anche maggiore per il secondo mese consecutivo attestandosi a 51,5, superiore alle attese di 50,6. Piu deludente il Caixin sui servizi che, pur rimanendo in area di espansione, è sceso a 51,5 dal 52 di ottobre. Nel complesso, l’attività economica appare in ripresa, segnalando un primo impatto positivo delle politiche governative adottate dalla autorità di Pechino negli ultimi mesi. Rimaniamo tuttavia cauti sull’area ritenendo lo stimolo fin qui varato non sufficiente ad assicurare una svolta strutturarle rispetto al trend deflazionistico innescato dalla crisi immobiliare. In questo senso, sarà importante seguire i risultati della “Central Economic Work Conference” che si terrà nei prossimi giorni e nella quale le autorità di Pechino potrebbero offrire maggiori indicazioni sullo stimolo fiscale e i target di crescita e deficit per il prossimo anno.
Per quanto riguarda le valute c’è stato un buon recupero dello Yen giapponese, sulle prospettive di nuovi rialzi nei tassi di interesse da parte della Bank of Japan; l’indebolimento delle divise emergenti rispetto al dollaro si è invece fermato nel mese di novembre: si tratta di uno sviluppo positivo in quanto limita il rischio che eventuali necessità di rifinanziamento in divisa estera diventino eccessivamente gravose.
Nel complesso, tuttavia, la crescita economica globale dovrebbe confermarsi sui livelli attuali, anche supportata da politiche monetarie in generale allentamento. Queste considerazioni ci inducono a mantenere un posizionamento costruttivo sulle attività di rischio. All’interno di questa impostazione, l’effettiva implementazione dell’agenda di governo da parte della nuova amministrazione americana andrà monitorata con grande attenzione. Per quanto generalmente pro-business (come al momento scontato dal mercato) il rischio da un lato di tensioni commerciali crescenti e dall’altro di politiche di bilancio aggressive e misure protezionistiche potrebbero condurre a un diffuso rallentamento nella crescita globale e a pressioni inflazionistiche. A questo si sommano i rischi legati alle guerre ancora in corso e a valutazioni che, soprattutto nel mercato azionario e su quello del credito, mostrano un “margin of safety” ridotto rispetto all’eventuale concretizzarsi di scenari avversi.
Alla luce di queste considerazioni manteniamo sulla componente azionaria un posizionamento di sovrappeso che, nei fondi Multiasset, è in buona parte costruito attraverso strutture opzionali per l’area US e il ricorso a gestori flessibili per l’area euro; a livello regionale, manteniamo la nostra preferenza per il mercato americano, sul quale è stato aumentato il sovrappeso rispetto a quello europeo dove è stata ridotta l’esposizione all’Italia. All’interno della componente US, è stata introdotta una posizione sul segmento delle medie capitalizzazioni, per approfittare di valutazioni e prospettive di crescita degli utili interessanti per questo segmento che dovrebbe anche essere favorito dalle politiche della nuova amministrazione. Manteniamo un sottopeso verso le azioni cinesi, sebbene più limitato alla luce dello stimolo varato dalle autorità a supporto del debito legato al mercato immobiliare. Uno stimolo che, pur andando nella giusta direzione, riteniamo ancora insufficiente a rilanciare l’economia del paese e quindi a giustificare un’allocazione piena alle azioni cinesi.
Sulla componente obbligazionaria e valutaria, nei fondi Multiasset, manteniamo un sottopeso di duration (soprattutto sul mercato US) in considerazione di curve ancora relativamente piatte e della possibilità che la riduzione dei bilanci da parte delle Banche Centrali e deficit fiscali (soprattutto negli Stati Uniti) portino ad un aumento del term premium o dell’inflation risk premium. Sul forte movimento al rialzo dei tassi che si è prodotto alla vigilia delle elezioni presidenziali, è stata tuttavia effettuata una parziale riduzione del sottopeso vista l’asimmetria delle prospettive. Malgrado il recente movimento al rialzo nelle aspettative di inflazione, confermiamo il posizionamento su titoli legati all’inflazione americani che dovrebbero offrire protezione nell’ipotesi di un’inflazione più persistente delle attese, anche alla luce delle politiche sull’immigrazione prospettate che rischiano di aumentare gli squilibri del mercato del lavoro riducendone l’offerta. Confermiamo un contenuto sovrappeso sul dollaro verso l’euro, sostenuto da differenziale di tassi e crescita.
Nell’ultimo mese il mercato azionario italiano, dopo un inizio negativo, condizionato dall’attesa per l’esito delle elezioni statunitensi, ha recuperato parte della discesa, favorito dalla reazione positiva del listino americano alla vittoria di Trump. Restano tuttavia le crisi geopolitiche sia in Medioriente che in Ucraina.
A livello settoriale hanno performato bene i finanziari ed i bancari in particolare (trainati dall’annuncio dell’offerta da Banco Popolare su Anima e di Unicredito sul Banco stesso), mentre hanno corretto le utilites, i tecnologici ed i titoli del settore automobilistico.
Nell’ultimo mese i titoli migliori sono stati i finanziari come Popolare Sondrio, Fineco e Unicredito. Tra i peggiori troviamo Erg, Italgas e Terna.
Il mese di ottobre è stato caratterizzato da un rimbalzo del tasso e dalla continuazione del buon andamento degli asset rischiosi, che solo a ridosso delle elezioni americane hanno iniziato a dare qualche segno di prese di profitto legate all’incertezza particolarmente acuta sull’esito del voto. A dare il via alle vendite sui tassi, che hanno ritracciato circa metà del movimento realizzato nei mesi estivi, è stato il dato sul mercato del lavoro riferito a settembre a registrare un miglioramento un po’ su ogni metrica, rispetto alle attese. Lo scenario di base resta il soft landing, ma forse la dose di interventi di politica monetaria da somministrare non è quella che il mercato si era prefigurato subito dopo l’intervento di 50bps della Fed a metà settembre. Il movimento è stato più ampio sulla curva in dollari, amplificato dalla volatilità apportata dalla risalita nei sondaggi di Trump in prossimità delle presidenziali. Gli spread, a fronte di un allentamento delle tensioni sulla crescita, hanno ripreso a stringere, in particolare sui titoli ad alto beta con una compressione media di 30 bps su High Yield e CoCo. Le performance sono state moderatamente negative sul credito Investment Grade, più colpito dal movimento dei tassi, mentre positive sull’alto beta, soprattutto sul segmento AT1 in progresso di circa 1 punto nel mese per un cumulato di oltre 11 punti da inizio anno. In ambito valutario, il dollaro ha guadagnato il 2.63% grazie alla combinazione di migliori dati macroeconomici e una maggiore probabilità di mantenere una crescita a livelli elevati grazie alla politica fiscale. Tutte le altre valute del G10, ad eccezione del franco svizzero (+0.17%), si sono svalutate nei confronti dell’euro. Le tre peggiori divise nello scorso mese sono state l’NZD (-3.99%), lo yen (-3.47%) e l’AUD (-2.87%).
Risultati conseguiti dai principali mercati azionari nel periodo di riferimento:
Stato | Indice | Variazione % dal 21/10/2024 al 09/12/2024 |
---|---|---|
STATI UNITI | DOW JONES | +3,4% |
STATI UNITI | S&P 500 | +3,4% |
STATI UNITI | NASDAQ | +6,5% |
GIAPPONE | TOPIX | +2,0% |
HONG KONG | HANG SENG | -0,3% |
TAIWAN | TAIEX | -1,1% |
KOREA | KOSPI | -9,4% |
MESSICO | BOLSA | -1,2% |
ARGENTINA | MERVAL | +22,4% |
BRASILE | BOVESPA | -2,4% |
INGHILTERRA | FTSE 100 | +0,4% |
GERMANIA | DAX | +4,5% |
FRANCIA | CAC 40 | -0,7% |
SVIZZERA | SMI | -4,1% |
ITALIA | S&P/MIB | -1,1% |
SPAGNA | IBEX 35 | +1,4% |
Total return degli indici obbligazionari EFFA dei titoli di Stato e variazioni delle principali valute contro euro:
Stato | Variazione % dal 21/10/2024 al 09/12/2024 |
---|---|
STATI UNITI | +0,36% |
GIAPPONE | -0,5% |
INGHILTERRA | -0,8% |
AREA EURO | +2,0% |
Stato | Variazione % dal 21/10/2024 al 09/12/2024 |
---|---|
USD/EUR | +2,4% |
YEN/EUR | +1,8% |
GBP/EUR | +0,7% |
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